RASSEGNA STAMPA

Valentina Maio (Ex pres. Lanciano): “Vi racconto il primo Di Francesco”

AS ROMA MATCH PROGRAM (T. RICCARDI) – Eusebio Di Francesco nasce a Pescara, l’8 settembre 1969. 48 anni compiuti, tecnico della Roma dall’estate 2017. Eusebio Di Francesco allenatore nasce a Lanciano, nel giugno 2008. 39 anni allora e tanta voglia di conquistare il mondo da una panchina. 51 chilometri di distanza tra una città e l’altra, ma sempre Abruzzo, sempre a due passi dal mar Adriatico. La prima persona a credere in lui fu Valentina Maio, classe 1984, una delle prime presidenti donna in un ambito tanto maschilista come quello del calcio. È stata numero uno del Lanciano per otto anni, fino al 2016. Il suo primo allenatore fu proprio Eusebio, in Lega Pro.

Perché decideste di affidare la guida del Lanciano a Di Francesco, che fino al quel momento non aveva avuto esperienze a livelli professionistici da tecnico?
“La mia famiglia, la famiglia Maio, aveva appena rilevato la società nel 2008. Volevamo un allenatore giovane e capace, ma anche riconoscibile a livello locale. Franco Oddo ci consigliò di valutare Eusebio”.

Franco Oddo, il papà di Massimo ed ex allenatore?
“Esattamente. Aveva visto lavorare Di Francesco nelle giovanili del Val di Sangro ed era rimasto colpito. Ci chiamò e ci disse: “Provate a parlarci, è un tecnico molto preparato e ambizioso”. Ebbe ragione”.

La caratteristica che la colpì dopo i primi colloqui?
“Notai subito la sua predisposizione al professionismo. Era serio in tutto quello che faceva e che diceva. Ci piacemmo dall’inizio. Ma soprattutto apprezzai un’altra qualità…”.

Quale?
“La sua apertura al dialogo. È una persona che spiega le sue scelte e cerca di fartele capire. Pur essendo fermo nelle sue posizioni, riesce a convincerti con la fermezza”.

A questo proposito, parte della critica – inizialmente – aveva puntato l’indice sulla sua personalità e la capacità di adattarsi a una realtà più grande e complicata come quella di Roma. Lui con il lavoro e i risultati sta smentendo le perplessità.
“Come detto, una persona che parla tanto con la squadra e i dirigenti denota intelligenza e conoscenza della sua materia. Per me vale anche nella vita, chi ama il dialogo parte sempre con un punto di vantaggio ed è sempre una cosa positiva”.

Come mai, poi, ad un certo punto della stagione 2008-2009 il rapporto si concluse in anticipo?
“Arrivarono alcune sconfitte e l’unica soluzione che potevamo adottare era quella di cambiare guida tecnica. Noi dirigenti non potevamo andarcene, i giocatori non potevamo mandarli via tutti, in questi casi l’unico che può pagare è l’allenatore. Serviva una scossa, solo così si poteva dare”.

Pare di capire che non ebbe tante responsabilità.
“Sì, assolutamente, non fu solo colpa sua, era un momento di difficoltà generale. Io ero all’inizio della mia presidenza, la società si stava strutturando e c’era bisogno di tempo per far quadrare le cose. D’altronde, quando i risultati non arrivano il problema riguarda tutti e non uno in particolare”.

Non vi siete lasciati male, dunque.
“Per niente. Mi fa molto piacere, ad esempio, rilasciare questa intervista per parlare dell’ottimo tecnico e grande uomo che è”.

Sul lato tecnico avete avuto mai qualche incomprensione?
“In questo ambito non sono mai voluta entrare, non era mio compito. Ho sempre delegato la parte di campo a chi ne capiva veramente. Credo che sia giusto così”.

Ha più avuto contatti con lui?
“Sì, ma indiretti. Non lo incontro di persona da tempo, mi piacerebbe venire all’Olimpico prossimamente con la mia famiglia per vedere una partita della Roma. Qualche anno fa abbiamo avuto come giocatore il figlio Federico, attraverso di lui ci mandavamo saluti e ci informavamo”.

Dalla televisione, nelle varie interviste, lo ha notato cambiato?
“Lavorando e maturando esperienze importanti, come ha fatto lui, si cresce e si acquisisce sempre più consapevolezza del ruolo che si occupa. Ecco, Eusebio ne ha presa tanta e si vede con i risultati che ottiene”.

Che esperienza è stata per lei essere presidente di una società di calcio?
“Una delle più belle della mia vita. Non mi sono mai imbattuta nello scetticismo maschile, anzi. Mi hanno trattata sempre molto bene e con serietà. Mi è bastato questo. È durata otto anni, ma poi le cose belle tutte finiscono, prima o poi”.

Il Lanciano Calcio che fine fa?
“Per la mia famiglia è un capitolo chiuso. Del resto non voglio parlare e non mi interessa. Fa piacere, comunque, aver fatto qualcosa di buono per il calcio italiano. Come aver lanciato Di Francesco allenatore”.

 

 

 

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