Roma, le tre facce della stessa panca
(IL MESSAGGERO, Carina) Uno è soprannominato il Guardiola portoghese. L’altro è conosciuto perlopiù col nome di battesimo: Sinisa. Il terzo incomodo è stato ribattezzato dall’amico Bucchi, Zebrone. Fonseca, Mihajlovic e De Zerbi: una poltrona, giallorossa, per tre. La Roma è pronta a decidere ed entro martedì ultimerà gli ultimi colloqui. Il borsino attuale vede il lusitano e il tecnico del Sassuolo in ascesa, con il serbo in calo, a tal punto che, se non riceverà segnali, è pronto a firmare il rinnovo col Bologna.
FINTO BURBERO Sinisa lo conosciamo tutti, sia da calciatore che da allenatore. Uomo dotato di una grande personalità, apparentemente scontroso ma capace di essere ironico e pungente. Spesso ha fatto parlare di sé per alcune posizioni extracalcio. Come quando nell’ottobre del 2017 affermò di «non conoscere Anna Frank» oppure in passato ostentando l’amicizia con la ‘Tigre’ Arkan, definito «eroe del popolo serbo».Quest’anno è stato l’artefice principe della salvezza del Bologna. Una piccola impresa, arrivata dopo una serie di alti e bassi in carriera. Cinque esoneri (Bologna, Fiorentina, Milan, Sporting Lisbona – dove però ha allenato appena 9 giorni – e Torino) una buona stagione a Catania (13) e due nella Sampdoria (12 e 7), prima di quelle anonime a Firenze (9) – dove viene ribattezzato Mister X (15 pareggi) – e Torino (9). Male invece l’esperienza come ct dove fallisce la qualificazione ai mondiali del 2014 con la Serbia. Allenatore eclettico che negli anni ha iniziato a professare un calcio offensivo. In questo momento storico particolare, il fatto di essersi professato «tifoso laziale» non più tardi di due settimane fa, non lo aiuta. Questo frena la dirigenza.
L’ESTETA Paulo, lo Zorro di Nampula (città natale), ha come Mihajlovic un passato da difensore. Che poi, però, ha accantonato presto una volta sedutosi in panchina. Salito alla ribalta per la sua esperienza allo Shakhtar (dove, oltre alle apparizioni in Champions, ha vinto 3 scudetti, una coppa e una supercoppa ucraina) ha allenato anche il Porto (vincendo una supercoppa, prima dell’esonero) e il Braga (alzando una coppa del Portogallo). Fonseca ha come riferimenti «Sarri e Guardiola» e si professa «un amante del bel calcio, non ci si può fermare soltanto alla ricerca del risultato. Vincere non basta più – ha spiegato tempo fa – la mia squadra deve giocare bene, avere la palla e posizionarsi nella metà campo offensiva. Non mi vedrete mai difendere con la linea bassa». Parole che ne fotografano il credo tattico. Fonseca nella sua esperienza di allenatore è comunque riuscito a coniugare quello che -Guardiola a parte – sembra una chimera: bel gioco e risultati. Lo ha fatto sinora in campionati minori. La Roma sarebbe il banco di prova.
IL ROMPISCATOLE Se passerà invece la volontà di affidarsi a un tecnico che la serie A la conosce, De Zerbi, ex trequartista, è pronto a superare al fotofinish Mihajlovic. Si definisce «un rompiscatole», considera «Zeman un maestro» anche se «io e il boemo siamo opposti. Il suo calcio è più verticale, la mia idea invece è tenere quanto più possibile la palla tra i piedi». Ama il 4-3-3 «ma il modulo non deve essere un limite. Punto più sull’occupazione degli spazi liberi che sul sistema di gioco». Chissà che non sia stato questo a farlo elogiare da Guardiola, nell’ottobre dello scorso anno: «Quando vedo giocare il Sassuolo, mi dà l’idea di un calcio molto propositivo».