A PRIMA VISTACAMPIONATOTOP

ROMA-NAPOLI. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Carletto Ancelotti: il più grande e protratto dei nostri “prima o poi”; talmente protratto da essere assurto al rango di chimera.

Francamente, però, oggi pomeriggio abbiamo ben altro a cui pensare; l’esplosione della primavera non aiuta le intenzioni – eventuali – di una partita che possa riscattare prestazioni e atteggiamenti recenti.

Pronti-via e Milik è l’unico pastorello (o pastorone) vivo in quella sorta di San Grogorio Armeno che è il presepe della difesa giallorossa: controlla, si gira, scaglia sotto la traversa lo 0-1. A chi chiede dove fosse Olsen rispondiamo chiedendo dove siano tutti gli altri.

Iniziano a trascorrere minuti tatticamente avvilenti, tecnicamente approssimativi: il Napoli fa poco e niente, eppure detiene il controllo assoluto della partita. Olsen in uscita disperata è cieca con i piedi nega a Milik il raddoppio globale e personale; provate invece a chiedere ad Alex Meret che faccia abbiano gli attaccanti della Roma e per rispondervi dovrà far ricorso all’album Panini, visto che dopo 30’ l’unico pallone che gli sia arrivato nello specchio è un retropassaggio di Fabian Ruiz.

Ci sarebbe pure un colpo di testa di ‘N’Zonzi, in seguito a un suo stacco apprezzabile, ma la palla bacia il tabellone, con uno schiocco di inconcludenza.

Il tempo regolamentare se ne va col pochissimo del Napoli e il nulla della manovra romanista; quando siamo già nel primo minuto di recupero matura, anzi germoglia un rigore per la Roma che già prima dell’impatto di Meret con Schick sarebbe stato giustificato da un fallo di mano di Mario Rui in elevazione – si fa per dire – su ‘N’Zonzi.

Il Perotti consueto, dal dischetto: la palla a passeggio verso l’angolo opposto a quello verso il quale Meret sceglie di tuffarsi.

Finisce riacciuffato dalla Roma, un primo tempo in cui il Napoli, pur compassato come oggi, poteva aver già tracimato.

Il fatto è che il secondo tempo comincia con le stesse modalità del primo, ossia col gol partenopeo, con tracciante da destra di Callejon, uscita da nulla cosmico di Olsen, piedino di Mertens accanto al palo.

Mentre ci si chiede se la Roma stavolta possa trovare una qualche risorsa emotiva per tentare di riprendere la partita, arriva il destro di Verdi, a mezz’aria e a fil di palo, dopo una ripartenza del Napoli all’olio d’oliva.

Quando entra Zaniolo, oggi pregiudicato da un virus intestinale, in luogo di Schick, il ceco viene salutato da tutto il malumore accumulato nel corso di due stagioni di attesa vana; applausi per l’unico motivo di soddisfazione dell’annata romanista.

Malcuit per Hysaj nel Napoli, al minuto 68.

Ounas aveva in precedenza rilevato Mertens.

Minuto 73: traversa di testa di ‘N’Zonzi in tuffo, in seguito a una conclusione tesa di Cristante alla quale Meret si era opposto con reattività. Ci si mette la sorte, ad aggravare l’insipienza romanista.

Younes in luogo di Verdi, nel Napoli, minuto 74.

Il quarto gol partenopeo comincia ad avere il sapore dell’umiliazione: Younes, felice come un pupo. Minuto 80. Vorremmo passasse più in fretta.

Minuto 82, Kluivert e Ünder per Perotti e De Rossi.

Roma ridicola, complessivamente, soprattutto per l’atteggiamento e per la pochezza motivazionale, ingiustificabile. Precipizio in classifica, nel frattempo.

Tutti i fischi del mondo per un sinistro alto di Dzeko.

Que serà, serà…la Sud non può che sublimare.

Nel frattempo, fingendo che vi interessi, il conto degli ammoniti: Manolas, Dzeko e Schick nella Roma; Maksimovic e Milik nel Napoli.

Finiamo con un particolare: in tribuna d’onore  a un certo punto è arrivato Osvaldo, vestito da cantante country. Più di un tifoso ha gridato – Fallo entra’ ! –

Fischia, Calvare’.

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