RASSEGNA STAMPACAMPIONATO

Il magico cerchietto di Patrik spalanca il sorriso di Claudio

(IL MESSAGGERO, Ferretti) ­- C’era molta curiosità, inutile negarlo, per vedere all’opera la prima Roma di Claudio Ranieri. Non tanto per valutare gli eventuali benefici sul piano del gioco derivanti dall’arrivo di un nuovo tecnico in panchina, quanto l’impatto reale dell’ex Fulham sulla squadra. Più sotto il profilo psicologico che tattico, però, per via dello striminzito numero di allenamenti sommati a Trigoria negli ultimi giorni da Ranieri.

Che, per trovare una chiave d’accesso all’interno del gruppo, alla vigilia aveva scelto quella del sentimento. Richiamando un’infinità di volte il concetto di rispetto per noi tifosi, con quel noi sottolineato con enfasi e pure vecchio mestiere. Una Roma strutturalmente assai poco ranieriana, e inedita come mai per via di squalifiche e infortuni. Primo tempo con due gol all’attivo (e un autogollonzo al passivo) per certificare un impatto molto preoccupato ma redditizio alla partita.

Roma in avvio con il 4-2-3-1 e ansiosa ogni volta che entrava in possesso della palla, ma ancora più rigida, tesa quando si trattava di difendere. Come se gli schiaffoni beccati nelle ultime gare avessero lasciato tracce pesanti soprattutto nella testa dei giocatori. Inutile parlare troppo di tattica, perché non si ha la certezza che quello che di positivo si è visto nel primo tempo sia stato frutto al cento per cento del lavoro svolto in due allenamenti e mezzo con il nuovo allenatore.

Da apprezzare, comunque, l’atteggiamento propositivo della squadra, brava a mettere in campo qualità più mentali che tecnico-tattiche. Senza dimenticare, ovviamente, il valore modesto dell’avversario che ha avuto il suo peso nell’economia della prestazione giallorossa. L’impressione, comunque, di una manovra meno leziosa, molto più ruvida. Più sbrigativa, sotto diversi aspetti.

DOPPIO CALO Un gran bel gol alla El Shaarawy di El Shaarawy poi il colpo di testa vincente di Schick, nonostante un pittoresco, forse scaramantico – ma a conti fatti magico – cerchietto rosso tra i capelli. Era, il ceco, forse il più atteso della serata, e la rete del nuovo vantaggio – diventata alla fine decisiva – sta lì a regalargli buoni giudizi. Anche se nella ripresa, con la Roma in sofferenza, si è visto di meno in avanti e molto di più a dare una mano all’intero gruppo. Questo perché la Roma, ordinata su due linee (uscito Zaniolo, ecco il 4-4-2), ha peccato via via di intensità; ha arato poco il campo, per dirla alla Ranieri.

Stanchissima, è stata un po’ troppo a guardare cosa stava accadendo intorno a lei, l’Empoli ha preso in mano il pallino del gioco, ha messo paura a Olsen, Iachini si è trovato con un uomo in più (rosso assurdo a Florenzi), ha raggiunto il pari ma con un colpo di mano di troppo e, alla fine, ha perso la partita. Cioè, l’ha vinta la Roma. Esausta, con i muscoli carichi di acido lattico e la mente annebbiata.

Servivano tre punti, al di là dell’esordio di Ranieri, e tre punti sono arrivati. Vale la pena prenderli e metterli da parte, senza fare troppo gli schizzinosi. Per tutto il resto, e il tutto non è assolutamente poco, occorrerà ancora tempo, tanto tempo. E un po’ di uomini in più.

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