ROMA-LAZIO. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Seduto in quel caffè, io non pensavo a…niente: imperscrutabile come tutti i derby, vale anche per quello del 29 settembre, che aumenta il tepore della giornata di pari passo col predominio territoriale della Roma.
Quattro-due-tre-uno: Roma di guardiani e fini dicitori, a salire verso Dzeko. Almeno nelle intenzioni e nella natura degli interpreti, questa squadra ha un senso.
La qualità, quella che sempre dovrebbe far la differenza, ove supportata da un produttivo agonismo: Dzeko, El Shaarawy, Pastore: palla a terra è Dolce Stilnovo, spesso e volentieri.
C’è Santon, dal primo minuto, premio all’atletismo e alla concentrazione messi in evidenza contro il Frosinone; efficace una sua percussione per vie centrali nel primo quarto d’ora. Nessun panegirico, però è un vero, affidabile laterale, visto così.
Una certa pressione laziale, tre nitide occasioni romaniste (Dzeko, Pastore, Florenzi): scegliete voi cosa pesi di più nel cartellino dei giudici, tanto non conta nulla fino a che qualcuno non spolvera le ragnatele dello zero a zero dal tabellone.
Quando finisce la partita di Pastore, anzitempo, ci si chiede quale ridefinizione possa conoscere la trequarti romanista. Prima del giudizio, arriva il gol, dopo l’ennesima incursione di El Shaarawy da sinistra: si apre uno squarcio a ridosso dell’area piccola, Pellegrini ci mette tacco e istinto, lasciti ereditari dell’odierna Pastore. Sotto la Nord, colta in un’istantanea di dolore.
Ripresa più scorbutica, Lazio volenterosa ma poco nitida nelle trame offensive. Le ci vuole l’episodio, si direbbe: purtroppo arriva a causa del peggiore infortunio tecnico patito da Fazio in carriera, perché di fatto procede consegnano a Immobile, sul lato destro dell’area, la palla per il diagonale che trafigge Olsen.
Cartellini surreali di Rocchi nel frattempo: Dzeko, Pellegrini.
Minuto 70: Aleksandar Kolarov, chirurgo e cecchino del suo passato: Strakosha stramazza appresso all’apollinea traiettoria.
Cristante per De Rossi, ultimo sesto di partita.
Olsen, anche oggi le mani sulla partita, per esempio quando schiaffeggia oltre il palo il tracciante rasoterra di Milinkovic-Savic.
Comincia a perdere la testolina la Lazio, come dimostra il fallo un po’ guappo di Immobile su Santon. Il fatto è che sulla punizione che ne scaturisce decolla Fazio, stampando una sbiadita foto tessera di Tare e Lotito sotto la traversa: tre a uno, ridimensionamenti in atto presso i titolisti di molte redazioni.
29 settembre: poi d’improvviso, lei, sorrise.