ROMA-FROSINONE. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Se la storia di un club è paragonabile a un tempio, 600 partite sono una delle colonne che lo tengono e lo terranno su, a futura memoria. Daniele De Rossi è il presente già scritto in un’enciclopedia.
C’è quasi da essere increduli, di questi tempi, quando una conclusione finisce in porta, per di più dopo un pugno di secondi e, se vogliamo, almeno in parte perché l’avversario apre lo Sportiello al sinistro di Ünder. Però era già accaduto con l’Atalanta, quando Pastore calpestò di tacco l’iniziale zero a zero.
Accade anche stasera, per il raddoppio, con maggiore pregio estetico, al che ci si chiede se non sia troppa la grazia che sembra schiudere una serata finalmente tranquilla (piano, piano…).
C’è sempre Ünder, con uno spunto nitido dal lato destro e con una delle rare accelerazioni del primo tempo, a porgere su un vassoio il bignè del tre a zero, che El Shaarawy deve solo gustare sulla linea di porta.
Messa così, la partita sembra essere un lungo fiume che scorre placidamente verso un secondo tempo in cui si vede finalmente Marcano nel suo ruolo, in luogo di Manolas.
Schick? Una carambola sulla traversa, per il resto non pervenuto. Anche perché non si fa mancare neppure un “liscio” piuttosto imbarazzante, su servizio di Zaniolo.
È presto per dire ogni cosa, poi il periodo impone esclusivamente la navigazione a vista, però potrebbe essere iniziata anche la stagione di Santon, che svolge un compito facile, ma lo fa con la diligenza di chi ha qualcosa da dimostrare, dopo una lunga pausa.
Gli applausi a Pastore schiudono le porte dell’ultimo terzo di gara a Zaniolo, che si sistema tra le linee alla ricerca di altri inserimenti.
Sensazioni: una maglia a El Shaarawy per la stracittadina.
Steven N’Zonzi si è preso un pezzetto di centrocampo, oltre che un po’ di condizione in più. Ora va atteso alla riprova di un ostacolo più impegnativo, ma vale per la Roma tutta.
L’Olimpico, quasi assopito per i ritmi declinanti del finale, si desta per i fischi a Monchi, per gli applausi a Totti, infine per salutare l’uscita di De Rossi. Finalmente, Luca Pellegrini.
Forse i fischi più sonori li becca Baldissoni, quanto a decibel. Galeotte furono le inquadrature.
Ancora punture di spillo di Ünder, mentre continua a caratterizzare in positivo il suo finale di partita.
Una rondine non fa primavera, anche perché si è in autunno, ma non vale neppure la tesi che il Frosinone è quel che è, dopo Chievo e Bologna.
Luca Pellegrini, buono spunto per Kolarov, che col quarto gol porta via una scheggia di traversa.
Mai la Lazio è stata così favorita prima di un derby, bisogna ammetterlo.