EDICOLA. L’Olimpico resta per pochi
IL TEMPO (Austini) – Scomodo, non adatto al calcio e di conseguenza mezzo vuoto, la fotografia dell’Olimpico non cambia. Dopo quella della Lazio, si chiude venerdì la campagna abbonamenti romanista, con un dato per nulla esaltante: sono 23.500 i tifosi che hanno sottoscritto l’abbonamento per il campionato e non si attendono impennate di vendita negli ultimi due giorni della campagna. Appena quattromila in più dei “tesserati” laziali, numeri in crescita rispetto alla scorsa stagione ma ancora lontani dai tempi d’oro, quando ad esempio la Roma – nel triennio 2000-2003 – poteva contare su 47mila abbonati e riempiva sempre lo stadio. Un ricordo ormai sbiadito, nella Capitale sembra impossibile riportare la gente all’Olimpico con costanza: al di là dei grandi eventi, come le gare di Champions dell’anno scorso con Barcellona e Liverpool oppure la sfida finale della Lazio contro l’Inter, il sold out è una parola dimenticata da queste parti. Una tendenza che si scontra con quanto accade invece a Milano. Quest’anno l’Inter ha toccato quota 38mila tessere, i rossoneri inseguono intorno ai 35mila. Non c’entra più il livello delle squadre – i risultati degli ultimi anni parlano chiaramente a favore delle romane – ma il nodo sta tutto nell’impianto. Non è affatto un caso che San Siro sia tornato a riempirsi con una certa continuità da un paio di stagioni, ovvero da quando la linea lilla della metropolitana meneghina porta i tifosi direttamente sotto lo stadio. Un’eccezione per l’Italia, routine nelle citta europee, comunque la dimostrazione di quanto incida il fattore mobilità.
L’Olimpico, invece, resta difficile da raggiungere nonostante la sua posizione non lontana dal centro, le restrizioni degli ultimi anni su parcheggi e chiusure delle strade hanno scoraggiato ancor di più tifosi già esausti, sfiduciati, infastiditi. Tanto che Roma e Lazio considerano quasi degli «eroi» quelli che decidono ancora di abbonarsi e affrontare ogni due settimane una vera e propria avventura per andare a seguire allo stadio le partite. Vedendole anche male, a causa di quella pista d’ atletica che aggiunge metri e metri di spazio fra gli spalti e il campo. Problemi noti, vecchi e irrisolvibili fino a quando non verranno costruiti gli impianti di proprietà. La Roma ci sta provando da anni e continua ad attendere spazientita il via libera per iniziare i lavori mentre il progetto dello Stadio delle Aquile di Lotito rimasto un’idea su carta. Intanto i due club della Capitale ci rimettono soldi e perdono terreno dalla concorrenza: nella nuova legge sulla distribuzione dei diritti tv, il 12% della quota spettante a ogni società viene determinata sulla base del numero di spettatori presenti durante le gare degli anni passati. La Roma può almeno bilanciare con la Champions. Sono oltre trentamila i mini-abbonamenti venduti per le tre gare del girone, che garantiscono prelazioni su trasferte e partite successive. A Madrid, pero, non sarà invasione giallorossa: a ieri staccati circa mille tagliandi per la gara del Bernabeu. Mentre domenica col Chievo gli spettatori attesi sono circa 30mila. Sara un’ordinaria giornata con lo stadio mezzo vuoto che qui non fa più notizia.