PENSIERI E PAROLE di Paolo MARCACCI
di Paolo MARCACCI – Una, dicasi una giornata di campionato. Buona per i tre punti, meritati pur senza offrire nulla di strabiliante, gol di Dzeko a parte. Certo non utile, a meno che non si faccia parte delle categorie di chi non sa trattenersi dalla formulazione di giudizi sommari (e somari), per emettere alcuna sentenza.
Però una parte della critica, indirizzando di conseguenza una parte della tifoseria, non ha esitato a decretare che Olsen è un portiere che non dà sicurezza e che Pastore è un giocatore inutile, lezioso, evanescente.
Il portiere della nazionale svedese e di un club come il Copenaghen, che ha frequentato stabilmente la ribalta più importante del calcio europeo, potrà mai essere un generatore di insicurezza per il reparto difensivo? Gli si potranno forse muovere dei rilievi per alcuni aspetti, come una certa “timidezza” nell’uscire dai pali; oppure, discutere qualche suo intervento tra quelli meno efficaci allo stadio “Grande Torino”; nessuno di questi aspetti può però, per forza di cose, essere diventato una statistica, dopo soli novanta minuti più recupero. L’unico vero problema di Olsen, almeno fino a questo momento, è rappresentato da ciò di cui lui non potrà mai essere incolpato: il fatto che Alisson non sia più qui e il conseguente paragone, presente come una scimmia sulla spalla, che continuerà a minare ogni giudizio sul ventottenne scandinavo.
Argomento Pastore: partita da dimenticare, per uno che per tutti i minuti in cui è rimasto in campo ha cercato di capire quali zolle dovesse calpestare e quali no. Giornata storta, modulo e movimenti forse da riconsiderare per esaltare al meglio le sue caratteristiche: tutti concetti ben distanti dalla bocciatura che in molti, anche nel suo caso, hanno già decretato. Il campionato italiano ha già visto e goduto ciò che può regalare negli ultimi venticinque metri, sia in fase di rifinitura che di conclusione. La vera domanda, da non rivolgere certo al “Flaco”, sarebbe questa: Di Francesco lo avrebbe mai chiesto, se fosse dipeso da lui? E ancora: essendoselo trovato in rosa, sarà disposto a sacrificare almeno in parte modulo e dettami tattici pur di funzionalizzare le doti dell’argentino alla manovra offensiva della Roma?
Basterebbe un’analisi meno frettolosa delle questioni e una maggiore tendenza all’approfondimento, non solo quello tattico. Sarebbe anche più divertente, fare i giornalisti così.