EDICOLA. Roma, è caccia al Toro
IL MESSAGGERO – «Mi piace avere qualche dubbio e non avere troppe certezze». Comincia così Eusebio Di Francesco il suo “Roma anno II”. I dubbi sono esistenziali, ovvero sulla squadra, se più o meno forte rispetto alla precedente; alti dubbi (classici) sulla formazione anti-Torino. Zero dubbi, invece, sull’opportunità di giocare o meno dopo la tragedia di Genova (Eusebio dice sì, Mazzarri ha detto no). Tornando a noi, Eusebio non spara obiettivi mirabolanti, non lancia l’assalto della Roma all’invincibile Juve: profilo basso. Modestia, eccesso di realismo, pretattica, scaramanzia? Lo scopriremo con il tempo. La squadra ha subito grandi cambiamenti, due pedine importanti sono andate perse, Alisson e Nainggolan.
Gli arrivi, alcuni sono di buon livello, altri giovani di prospettiva, qualche scommesse a un pezzo mancante (per caratteristiche e non nel numero, e parliamo dell’esterno destro di piede sinistro). Dodici calciatori in tutto e ora la rosa è pure xl. Le scelte di un allenatore diventano sempre difficili e veniamo a quelle della prima di oggi a Torino, perché non è mai semplice accontentare tutti. Di Francesco fa attenzione a non esagerare con le novità. Un paio di dubbi, dunque: quello in difesa riguarda Fazio-Marcano, a centrocampo Strootman e Cristante. Le scelte varieranno a seconda delle partite e delle caratteristiche degli avversari, vedremo molto turnover da qui in avanti, oggi Eusebio tende a conservare. E’ pur sempre una prima e la “prima” è di studio. Basterebbero come novità Olsen e Pastore.
DIFFERENZE – Con Pastore in campo a Torino, forse Eusebio avrà maggiore bisogno di un centrocampista con caratteristiche più difensive, un equilibratore. Con Cristante e Pastore sarebbe un reparto nuovo per due terzi e magari un po’ squilibrato in questo momento ancora di preparazione: uno (Cristante), come dice Di Francesco, è un incursore, l’altro (Pastore) è un rifinitore che quest’anno dovrà adattarsi a portare la sua qualità partendo da mezz’ala. Questa è la grande scommessa. «Abbiamo messo dentro calciatori che hanno caratteristiche importanti, sia tecniche sia umane. Per essere competitivi dobbiamo avere tanti giocatori in grado di fare i titolari. E non cambio modulo. E’ solo una questione di principi», le parole di DiFra. Ma adesso ce ne sono troppi da gestire. Tanti che, per gioventù e inesperienza, di partite potrebbero giocarne davvero poche, vedi Zaniolo e/o Coric.
Ma Di Francesco pensa che la sua Roma – aspettando anche Nzonzi – possa essere all’altezza per lottare con le altre big? «Parlarne adesso sarebbe inopportuno. Sono andati via giocatori importanti, magari è saltata qualche operazione che avremmo voluto (Malcom, ndr), ma nell’insieme sono soddisfatto: abbiamo calciatori e soprattutto uomini interessanti. E la rosa potrebbe essere ulteriormente sfoltita». Quanto all’attacco, oggi Di Francesco si affida al vecchio tridente (Perotti è indisponibile), Under, Dzeko ed El Shaarawy. «Il calcio italiano, con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, ha aumentato la sua qualità. Poteva arrivare anche Modric? Sì, anche noi potevamo prendere Messi. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…». E niente, ricomincia il duello con l’Inter (e Spalletti).