ANNO ZERO di Paolo MARCACCI
È la differenza tra ciò che è nitido e ciò che è sfocato, che la dice già lunga sulla parte dalla quale si dovrebbe stare, senza esitazioni, se si vuole bene al calcio. Anzi: se gli si continua a voler bene nonostante tutto.
Nitido è un gesto tecnico come quello di Marcelo durante Bayern Monaco – Real Madrid e non parliamo del gol – splendido – in diagonale: parliamo dello stop con cui ha ipnotizzato – non troviamo termine più calzante – il pallone recapitatigli da Carvajal con un cambio di gioco: pallone spiovente dall’alto che finisce come in un cartone animato sotto la suola del brasiliano, immobile come un cucciolo ammaestrato. È il bello del gioco, è ciò di cui anche tra cent’anni continueranno a innamorarsi i bambini.
Sfocate sono invece le immagini dei disordini fuori dallo stadio di Anfield Road, prima di Liverpool – Roma: non per la pioggia abituale nella città dei Beatles, ma per l’opacità della violenza, che è lugubre come l’anonimato in cui si rifugia chi non indossa i colori sociali, indossando una sorta di uniforme che tenta di nascondere l’identità. Rilucono solo il metallo di un martello, che un inglese tiene in mano, o le fibbie delle cinture usate come fruste, in quelle immagini. Immagini subito strumentalizzate dal settarismo idiota di chi pretende di etichettare le tifoserie altrui, strumentalizzando oltre agli eventi anche il dolore e l’apprensione dei familiari delle vittime. Ecco, i primi a meritare che si faccia piena luce sugli eventi, processo che è ancora in itinere, sono proprio coloro che più sono vicini a un tifoso per cui ora tutti facciamo il tifo; perché non meritano che la loro angoscia finisca per essere il pretesto a chi anticipa sentenze via social: Sean Cox, per come ci viene raccontato da chi lo conosce e stima, ama tanto i colori del Liverpool ma forse ama ancora di più la bellezza che sa regalare il calcio; per questo, se fosse tornato serenamente a casa dopo Liverpool – Roma, ventiquattr’ore dopo avrebbe applaudito lo stop di Marcelo.