TANTI AUGURI A… Toninho CEREZO
anti auguri a Toninho Cerezo che oggi compie 63 anni. Con la Roma ha vinto 2 Coppe Italia totalizzando 101 presenze e 24 reti. Lo festeggiamo attraverso le parole del Prof. Paolo Marcacci…
LA ROMA 344 – TONINHO CEREZO
Ci sono personaggi, nel mondo del calcio, dei quali per quanto se ne parli, si ha sempre la sensazione di parlarne troppo poco; il fatto è che c’è una quantità sterminata di aneddoti attraverso i quali li abbiamo conosciuti e amati, e per cui ancora oggi ne parliamo con affettuosa nostalgia. Capita, poi, a volte, che quei personaggi siano stati, e nella gratitudine dei tifosi continuino a essere, anche grandissimi sul terreno di gioco, il che complica le cose, perché a un certo punto non si ricorda più se ci si è affezionati all’uomo o al giocatore. A pensarci bene, già questo è un tributo a entrambi. Antonio Carlos Cerezo da Belo Horizonte: Toninho, ovvero la fantasia al potere; anzi, meglio: il potere alla fantasia. È questa l’espressione che meglio rispecchia questo grande artista del pallone, che più delicato dei piedi aveva e ha soltanto il sorriso; i primi gli son serviti per coccolare la palla, il secondo la vita.
Raramente i tifosi della Roma hanno continuato ad amare così tanto un giocatore dopo che questi è andato via; ancora più raramente un giocatore ha continuato ad amare così tanto una squadra dopo averla lasciata. Il fatto è che con Toninho fu subito amore, a prima vista.
Per spiegare un sentimento del genere non basta il fatto che, al momento del suo arrivo, era già conosciuto come uno dei migliori centrocampisti al mondo, uno che era stato il migliore in campo della nazionale brasiliana che il 5 luglio 1982 aveva affrontato l’Italia al Sarrià di Barcellona, nella gara decisiva per il passaggio alle semifinali del Mundial spagnolo. In quell’estate del 1983, il presidente Dino Viola ingaggiò una durissima battaglia, contro Lega Calcio e FIGC, per portare Cerezo a vestire la maglia giallorossa, sulla quale nel mese di maggio era stato cucito lo scudetto.
C’erano problemi riguardanti il rispetto dei tempi utili a ottenere il transfer dal Brasile, gli stessi che stava avendo l’Udinese per tesserare Arthur Zico. L’Italia era la mecca del calcio mondiale: i più grandi prima o poi finivano per far parte della Serie A. Quando arriva a Roma, Cerezo ha ventotto anni e una storia di calcio già prestigiosa alle spalle: esclusa una parentesi nel Nacional di Manaus, ha militato dal 1972 al 1983 nell’Atletico Mineiro, il club più importante dello stato di Minas Gerais, dove è nato – a Belo Horizonte, come già ricordato – il 21 aprile del 1955. 21 aprile, già: sin dalla nascita, qualcosa di Roma è nel suo destino.
In quegli anni si mette in luce come centrocampista due volte atipico: la prima perché non è facile, nel calcio brasiliano dell’epoca, trovare un giocatore con doti di copertura e di geometrica razionalità come le sue; la seconda perché da un mediano – dovremmo chiedergli scusa per la restrittiva catalogazione – che brilla per acume tattico, non sarebbe lecito aspettarsi un bagaglio tecnico come il suo; tratta la sfera come pochi altri e le sue impressionanti doti di palleggio risaltano ancora di più per un particolare: Cerezo è un lungagnone, dall’andatura ciondolante e apparentemente sgraziata – caratteristica che nella Capitale gli varrà una serie di soprannomi che vanno da Tiramolla a Polipo – che diviene però elegante appena si trova il pallone tra i piedi. Piedi fenomenali, quelli di Toninho, insistiamo sul concetto, perché se uno che ricopre il suo ruolo riesce a brillare per i fondamentali, in una generazione come quella dei calciatori brasiliani nati attorno alla metà degli anni cinquanta, altro non è che un fenomeno.
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