STORIA DI IERI di Diego AngelinoCAMPIONATOTOP

ROMA-GENOA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Quella col Genoa è una partita che temo sempre, col massimo rispetto per la gloriosa storia dei liguri, esclusivamente per la legge dei grandi numeri, non avendo i Grifoni mai vinto allo stadio Olimpico (dal ‘53 una sola vittoria ma al Flaminio, nel ’90).

Per fortuna, sebbene tante, troppe apprensioni, molte legate forse alla testa già al Liverpool, arrivano tre punti importanti che ti mantengono terzo in attesa della complicata trasferta di Ferrara, con un avversario che in casa ha fermato Inter e Juventus.

Di Francesco con il Genoa non può che affidarsi al turnover cambiando tutto il centrocampo e dando spazio a Gerson, Gonalons e Pellegrini. Scolastico, tolto il bel lancio nel finale per Florenzi lanciato a rete, il francese; negativo, vista soprattutto l’incertezza sull’azione che porta al goal di Lapadula, il saldo per il brasiliano; intraprendente, con giocate di qualità e inserimenti, l’italiano, tra i migliori.

In attacco, accanto all’insostituibile Džeko (partita piena di qualità e giocate, la sua), tornano El Shaarawy e Ünder. Se il Faraone propone una partita propositiva, ma nelle quale le sue giocate restano sempre potenziali, il turco è ancora decisivo. La bellezza del suo goal (gran punizione di Kolarov) è anche nella voglia con cui si lancia sul pallone che mette alle spalle di Perin.

Dopo qualche attenta uscita di Alisson nel quarto d’ora finale del primo tempo, la ripresa vede la partita mettersi nel modo migliore per la Roma. Angolo guadagnato da Ünder dopo una bella giocata, calcio di Kolarov e autorete dell’ex Zukanovic. Siamo al 52’ e il match dovrebbe essere in ghiaccio.

Ma, si sa, alla Roma non piacciono le cose semplici, così al 60’ ecco che il Genoa viene omaggiato del goal dell’1-2: pallone non splendido di Gonalons per Gerson che non lo copre e se lo fa portare via da Pandev, che serve a Lapadula il pallone con cui l’attaccante accorcia le distanze.

Il Genoa ci prova e resta in partita perché la Roma non fa, al solito, il 3-1 (e addirittura rischia un contropiede all’88’!): Schick, svagato, non sfrutta un assist di Džeko; Florenzi prima si vede respingere il pallone fortunosamente da Perin, poi sceglie di calciare anziché servire il bosniaco, che avrebbe segnato a porta vuota, facendolo imbestialire.

Alla fine, dopo che Pairetto non dà una punizione netta alla Roma e subito dopo ne regala una pericolosa al Genoa, si chiude con la vittoria giallorossa, tra eccessive sofferenze e arrabbiature.

Bisogna però resettare immediatamente tutto; già dopodomani si torna in campo e poi c’è la semifinale di Champions: conta solo la Roma ora, che deve essere messa davanti a qualunque personalismo.

 

 

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