ROMA-GENOA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Poteva diventare la classica partita che andavi a complicarti senza un vero motivo.
Invece la Roma batte anche stavolta il Genoa (ho sempre paura di incontrarli per la cabala: non vincono a Roma dal ‘90 ma era al Flaminio, proprio di 17 gennaio; nella loro storia mai stati corsari all’Olimpico).
3 punti fondamentali, se si vuole pensare di risalire in una posizione perlomeno decente.
Ranieri continua a confermare la formazione del derby: da giovedì si inizia con le coppe e sarà (finalmente) ora di allungare gli effettivi a disposizione, aspettando (18 gennaio, ancora tutto tace…) di poter usare pure qualche nuovo acquisto.
Poche emozioni: Roma lenta; Genoa compatto e che pressa alto. Dybala inizia però a scaldare il piede: punizione a un soffio dall’incrocio.
Da Celik, con tutto il rispetto, a Saelemakers a destra, si vedono i netti miglioramenti: cross per Pellegrini (goal sbagliato o propiziato?), respinta di Leali, Dovbyk segna, senza scomporsi, l’undicesimo goal stagionale.
Andava sbloccata, non bisognerebbe farsi riprendere. Invece la Roma – sconsolato anche Ranieri ai microfoni di SkySport– subisce goal su palla inattiva.
Che non vuoi regalare a Patrizio Masini l’emozione del primo goal in A? Bravo lui, meno Pellegrini che se lo perde: il capitano esce all’intervallo per una tacchettata da giallo – nemmeno fallo, per il pessimo Zufferli – sul ginocchio.
Al suo posto El Shaarawy: contro la squadra che lo ha lanciato nel grande calcio, il numero 92 regala 45’ di alto livello.
La Roma cambia ritmo e permette a Zufferli (e al VAR Di Bello) di non parlare di lui e dei suoi errori: un minuto prima delle reti del 2 e del 3-1, ai giallorossi vengono negati due netti rigori.
Nel frattempo è salito in cattedra Dybala: l’argentino disegna calcio, tra stop e aperture d’esterno; serve l’assist a El Shaarawy; costringe Leali all’autogoal.
Tornato ad allenarsi con regolarità fa di nuovo la differenza: andrà gestito con grande cura ora che si torna a giocare ogni tre giorni.
Se un po’ sottotono – strappo finale a parte – è apparso Koné, su di giri si è invece risultato Angelino, non alla prima ottima prova con Ranieri, che lo ha semplicemente rimesso nel suo ruolo.
Tornano le coppe e le trasferte: sarà finalmente ora di ritrovare risultati importanti lontani dall’Olimpico?