Ranieri come Liedholm?
ROMAPATICO di Franco Bovaio – Non so perché, ma nelle dichiarazioni pre e post Roma-Genoa in Ranieri ho rivisto un po’ Liedholm, l’allenatore che si è seduto più volte di tutti sulla panchina della Roma (442) e che, per tutti noi che abbiamo vissuto la sua epoca (e per chi, come me, ha avuto anche la fortuna di conoscerlo) è stato un maestro di calcio e di vita.
Il paragone vi sembrerà irriverente, lo ammetto, tanto grande è stato il Barone, ma vi assicuro che nella pacatezza e serenità delle dichiarazioni di Ranieri, nel suo buon senso, nella sua voglia di stemperare ogni tensione e nel suo modo di curare anche psicologicamente i suoi calciatori, a cominciare dai più fragili, ritrovo molto di Liedholm. Come nella bonomia apparente e nell’universale simpatia e rispetto che Ranieri suscita in tutti, tifosi avversari compresi, pure se delle squadre che solitamente ci sono ostili. Era così anche per Liddas e, mi dicono, che pure nei rapporti di spogliatoio sia molto simile a quest’ultimo, che al di fuori non lasciava trasparire alcunché (perché i panni sporchi si lavano sempre in famiglia) ma al di dentro, se c’era qualcuno che meritava una bella strigliata, non si faceva certo passare per fesso. Anzi, grande e grosso com’era quando si infuriava c’era da temerlo.
Secondo me Liedholm meriterebbe una statua dentro Trigoria e, se continua così, forse anche Ranieri, che ha fatto risorgere la Roma dalle ceneri con un filotto di gare positive (caduta di Como a parte, che per fortuna si è rivelata un episodio) e che ora deve assolutamente continuare nel buon cammino intrapreso. Giovedì in Olanda, domenica ad Udine e giovedì 30 all’Olimpico contro l’Eintracht, perché in Europa League si deve (e sottolineo deve) andare avanti, per regalarci una primavera in cui poter sognare ancora qualcosa, visto che la coppa, quest’anno, è alla nostra portata.