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CONFERENZA STAMPA. Ranieri: “La classifica parla chiaro ma il derby fa storia a sé. Out Cristante e Celik”

Oggi alle ore 13 Claudio Ranieri ha risposto alle domande dei cronisti dalla sala stampa del ‘Fulvio Bernardini’ in vista dell’attesissima sfida contro la Lazio. Queste le sue parole:

Mister ha recuperato tutti? Cosa rappresenta per lei il Derby?
“Abbiamo recuperato quasi tutti. Celik ha febbre e vediamo domani se ha sfebbrato. Cosa rappresenta per me? Essendo tifoso rappresenta un po’ la stracittadina, tutto quello che può pensare un tifoso, che sia romanista, laziale, del Genoa, Sampdoria, Inter, Milano. Insomma, è la partita clu, è una partita che uno sente ancora di più. In questo momento la classifica parla chiaro. Loro stanno vivendo un momento eccezionale, hanno fatto un girone d’andata molto bene, giocano in velocità, con pochi tocchi, è una squadra temibilissima. Dall’altra parte il derby è il derby e fa sempre storia a sé”.

Aveva parlato di gennaio per fare un punto della situazione. E poi, un suo ricordo personale dei Derby quando era ragazzo…
“Andavo in Curva Sud, era tre quarti romanista e un quarto laziale. Tutti aspettavano Dante, il capo tifoso, e poi iniziavano i cori. C’erano gli sfotto non tutto quello che è venuto dopo. Dicembre ci ha fatto capire che siamo una squadra che è riuscita a ricompattarsi, abbiamo dei difetti ma stiamo lavorando per eliminarli. Non siamo al 100% sotto questo aspetto ma abbiamo messo la nave in navigazione. Non so dove potremo arrivare, ho sempre promesso solo lavoro e sacrificio”.

Sapere che il derby si gioca soltanto per qualcosa di effimero la agita o la tranquillizza?
“Se vale solo per i tifosi, allora vale anche per me, per cui non mi tranquillizza (ride ndr). Il derby è il derby, così come dall’altra parte ci tengono a far bene e a vincere la gara, così ci teniamo noi a far bene e a vincere la gara. Magari per voi che scrivete… Abbiamo tutti vissuto altri tipi di derby, però il derby è il derby, non conta la classifica, non conta nulla. E’ una partita dove tutto si azzera, con tanta determinazione e voglia di far bene. L’agitazione non è una buona motivazione, la motivazione è nella consapevolezza della forza dell’avversario, della tua forza e di quello che si deve fare per cercare di vincere”.

I tanti debuttanti nel derby come Hummels e Dovbyk sono un vantaggio o uno svantaggio?
“Penso che il vantaggio sia mettere giocatori che stanno bene fisicamente e moralmente: quella è la mia ricerca”.

Nonostante il feeling personale con lei Pellegrini continua a non giocare. Scelta tecnica?
“È solo una questione psicologica, perché tecnicamente lo considero, come dico sempre, uno dei migliori centrocampisti in Europa. Sono pochi i centrocampisti che fanno gol, e chi ce li ha li dovrebbe tenerseli stretti. Però lui soffre questo fatto dei tifosi e io devo tenere presente se un giocatore se ne fa carico o gli scivolano via. Dovrebbe giocare con naturalezza così come era abituato a fare, solo così può ritornare il giocatore che è. Lui si porta dei macigni dietro e non è facile giocare in casa che se fa uno, due, tre errori il beniamino del pubblico non succede niente. Fa un mezzo errore lui e subito viene caricato di negatività. Iio devo tenere presente questo. Il giorno in cui lui lo vedo sereno e tutto gioca. Avete visto che non ho avuto nessun problema a metterlo a San Siro e stava per fare gol, proprio per quello che dico, che lui ha la capacità di arrivare al tiro nel momento giusto”.

Sta pensando a qualcosa di particolare per contrastare a Lazio sulle fasce ?
“La Lazio ha trovato il bandolo della matassa, sono bravi sugli esterni, centralmente, in verticale e ripartono a mille. Tengo in considerazione tutti i loro punti di forza e lo stesso farà Baroni con noi”.

L’emotività del Derby?
“Nella gestione del gruppo i derby si caricano da soli, perché sono i tifosi che già te lo fanno vivere in ogni manifestazione. Noi abbiamo aperto il Tre Fontane per dare il buon anno e i tifosi l’hanno sentita come uno stimolo per il derby. Noi l’abbiamo fatto soltanto per incontrare i nostri tifosi, le nostre famiglie. Non dovevano darci un di più perché già ce l’hanno dato in ogni manifestazione, in ogni partita ci danno quell’affetto e quell’amore che noi cerchiamo di ripagare. Sì, loro sono lassù, stanno in Champions League, è logico che loro hanno la consapevolezza che vogliono arrivare in Champions League una volta che l’hanno toccata e vogliono restare lassù. Forse sono retorico, ma ogni derby è a sé stante, non conta la classifica, non conta nulla, soltanto le due squadre al fischio iniziale dell’arbitro; e ci saranno diverse partite nella partita”.

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