Peruzzi: “Il calcio non fa per me, meglio i boschi. Solo il grande presidente Viola fu gentile con me”
Oggi, il Corriere della Sera ha pubblicato un’intervista esclusiva con Angelo Peruzzo, ex calciatore e dirigente sportivo, in cui ha condiviso ricordi significativi della sua carriera e del suo rapporto con la Roma. Tra le dichiarazioni più toccanti, Peruzzo ha sottolineato il ruolo fondamentale di Dino Viola, storico presidente della Roma, affermando: “Solo il grande presidente Viola fu gentile con me”. Questa frase racchiude non solo un riconoscimento personale, ma anche l’importanza di una figura che ha segnato un’epoca per il club giallorosso.
Lo chiamavano Cinghialone, “ma non mi piace, preferisco Tyson, me lo mise Liedholm”, l’ex portiere ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. “Tutto è cambiato. I giocatori? Un’azienda. I portieri? Più bravi coi piedi che con le mani. Io oggi mica potrei giocare. Non fa per me. Meglio i boschi, la natura”.
Il ritorno a Roma, il controllo antidoping, la squalifica per doping di 12 mesi, quando era giovanissimo. Un mondo che crolla. “Ero ingenuo, un “bambacione”. Finii dentro quella brutta storia. Solo il grande presidente Viola fu gentile con me. Gli altri? Spietati. Tornai a casa: i giornalisti, la vergogna con la gente di Blera. Mesi d’inferno. Ma divenni uomo. Non mi fidai più di nessuno. E poi squillò il telefono. Montezemolo. Mi voleva la Juve: tornai a vivere”.
E Peruzzi che diventa il portiere più forte del mondo. “Ma non scherziamo, dai. Prima c’era Zenga, molto più bravo di me. E poi io ho sempre visto gli altri parare meglio. Toldo, Pagliuca. In Under 21 Antonioli faceva parate che io nemmeno immaginavo”.
Prima dell’addio, il Mondiale 2006: Lippi la sceglie come vice di Buffon, ma di fatto un vero team manager. “Ma no, andai perché volevo giocare. Abbiamo vinto quel Mondiale per due ragioni. La rabbia di molti per la storia di Calciopoli che ci aveva sputtanato a livello internazionale. E quelli che non giocavano o giocavano poco: davamo il massimo in allenamento. Fu quello il segreto del gruppo”.
Oggi chi para meglio? “Sono tanti. Sono bravi. Ma sto gioco dal basso mi fa ridere. Dice: serve per fare gol. Se non sbagli però. Se qualcosa va male, hai il nemico in casa. Ma siamo matti?”. Chi vince lo scudetto? “Non so. Posso dire che Antonio (Conte, ndr) ha una fede dentro che fa la differenza. Vive per quello. Tutti i giorni, sempre”.