La Roma e l’Argentina: un legame antico
ROMAPATICO di Franco Bovaio – La vittoria con il Lecce ci ha ridato un po’ di serenità, ma ora bisogna continuare a vincere. Intanto, però, si avvicina il mercato di riparazione di gennaio e cominciano a fioccare le voci sui possibili acquisti per rinforzare e sistemare la rosa di Ranieri. Tra questi potrebbe esserci un difensore argentino, Marco Di Cesare, che andrebbe ad aggiungersi ai tre suoi connazionali già presenti a Trigoria Dybala, Paredes e Soulé.
Di Cesare ha chiare origini italiane e passaporto del nostro Paese, ha 22 anni, è un pilastro della difesa del Racing di Avellaneda, gioca molto bene nella difesa a tre, prevalentemente nel centro destra, ha il posto fisso nell’Under 23 argentina e tutti aspettano la sua prima convocazione nella nazionale dei grandi.
Se la Roma riuscisse a prenderlo farebbe un bel colpo e aumenterebbe il numero dei calciatori argentini della sua storia, che sono ben 40, appena 4 in meno dei brasiliani, che costituiscono la colonia straniera più folta di chi ha indossato la nostra maglia. Gli argentini sono la seconda, ma va ricordato che i primi stranieri della Roma furono proprio loro, a cominciare dall’avvocato Arturo Chini Luduena, bomber delle origini, traslato in giallorosso direttamente dall’Alba Audace nel momento della fusione e autore di 57 reti in 161 gare con la Roma dal 1927 al 1934. Lo chiamavano “l’avvocato” perché era laureato in legge, era arrivato in Italia per sostenere un provino con la Juventus ma poi fu tesserato dall’Alba Audace. Era così forte che viene anche citato in un verso della Canzona di Testaccio: “Chini centra, Volk tira e segna, questo è il gioco che la Roma insegna…”.
Viste le sue imprese la Roma puntò decisamente su altri argentini fino al secondo dopo guerra, tanto che nel suo primo quarto di secolo di vita ne tesserò molti altri, giocando soprattutto sulla storia degli oriundi: Guaita, Scopelli, Lombardo, Stagnaro, Campilongo, Provvidente, Spitale, Pantò, Di Paola, Esperon, Peretti, Pesaola, Valle. Alcuni campioni, altri bidoni.
I brasiliani, invece, a Roma cominciano ad arrivare solo nel 1955, quando il club ingaggia il primo di loro, Dino Da Costa, l’incubo dei laziali nel derby e calciatore di tutto rispetto. Ma sarà da Falcao in poi che ci si rivolgerà sempre più spesso al Brasile, con il quale, dunque, la Roma ha un feeling ben più moderno di quello che ha sempre avuto con l’Argentina.