ROMA-ATALANTA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Poteva girare diversamente e invece è andata (ancora) male: ma si è di nuovo vista una squadra che aveva un senso in campo.
Un centrocampista in più rispetto a Londra: Atalanta imbrigliata e occasioni più interessanti per la Roma.
I tiri dalla distanza di Paredes e Konè (entrambi tra i migliori); il liscio di Dovbik a un passo da Carnesecchi; la Roma avrebbe meritato il vantaggio.
Ma quello del non goal è un grosso problema: colpevole chi ha costruito la squadra con Shomurodov unica alternativa a Dovbyk; colpevole chi questa rosa l’ha avallata, se non addirittura condivisa.
Inaccettabile l’aver dovuto promuovere giocoforza Celik a titolare inamovibile, perché “l’alternativa” è Saud.
Anche ieri il terzino turco rinvia male ed è poi sfortunato sul tiro di De Roon, molto più insopportabile del malinconico Zaniolo.
Poco prima del (primo) autogol, Hummels aveva effettuato un altro intervento importante, in una serata da leader in cui ha cancellato Retegui.
Per fortuna nessuna lesione per lui: in una partita come quella contro il Lecce, indispensabile avere in campo un calciatore con la personalità del tedesco.
Dopo lo 0-1 c’è una grande occasione per Mancini, purtroppo fallita dal difensore, responsabile poi sul punto esclamativo al match.
Guida imbarazzante anche ieri: il primo ammonito è Dybala, innervositosi comprensibilmente, che aveva precedentemente subìto due sbracciate/gomitate senza conseguenze disciplinari per gli avversari.
Dicembre è un mese decisivo: per iniziare a mettersi in sicurezza in campionato; per mantenere vive le coppe; perché gennaio – e gli indispensabili acquisti del mercato invernale – si avvicina.