RASSEGNA STAMPACOPPE EUROPEE

EDICOLA. Un marziano a Roma, l’unico che non riposa dribblando a 34 km/h

LA REPUBBLICA (F. Bocca) – Una foto di Leo Messi che si pulisce e lucida gli scarpini con un panno prima di un Argentina-Croazia ad Upton Park a Londra è attaccata negli spogliatoi delle giovanili del Manchester Utd. Il particolare, scoperto dal quotidiano argentino Olé, ha molto colpito e ulteriormente accresciuto la mitologia del personaggio. La foto è stata messa lì a monito, a indicare alle giovani generazioni di calciatori, l’umiltà con cui il più grande giocatore al mondo – va bene, o lui o Ronaldo… – si preoccupa dei dettagli. Senza aver alcun comportamento da divo, neanche quando è sbarcato a Roma in tuta e sotto il diluvio, pronto a cogliere quella semifinale di Champions League praticamente a un passo.

All’andata è rimasto all’asciutto e ha lasciato fare agli autogol della Roma (e un po’ pure all’arbitro…), all’Olimpico tutto sommato è ancora fermo al gol della finale di Champions League 2009 tra Barcellona e Manchester United. Gol storico peraltro, perché fatto di testa, lui che è alto 170 cm, a due marcantoni come Rio Ferdinand e Van der Saar. Ernesto Valverde ovviamente non si sogna nemmeno di dargli un turno di riposo. Leo Messi non riposa e non va in panchina, la partita è il suo ossigeno. «Sarebbe un grosso errore pensare che siamo già qualificati. Messi condiziona le strategie degli avversari – ha detto l’allenatore dell’Estremadura – all’andata è stato contenuto bene dalla Roma. Però Leo trova sempre il modo di fare danni. È un giocatore decisivo, ama le partite importanti». E infatti domenica in Liga Messi ha giocato e fatto tre gol (40ª tripletta) pure al Leganés, 15° in classifica. Non esistono per Stakanov Messi partite importanti e partite che non contano. Messi gioca, Messi non conosce turn over. Almeno non ancora. Anzi addirittura Messi non solo è il giocatore più sfruttato dal Barça ma finora è l’attaccante anche più impiegato al mondo: 4325 minuti. Non esistono Neymar, Cavani, Kane, Lewandowski, Aguero, Griezman, Rashford, Icardi, Dybala, Higuain, Mertens. Nessuno. Cristiano Ronaldo, che è l’anti Messi per definizione e che ha pure tre anni in più, è arrivato a 3594. Un giorno che Luis Enrique provò a metterlo in panchina per farlo riposare un po’ e far girare meglio i giocatori, passò un brutto guaio. All’asturiano arrivò un brutto liscia e busso del club: che non si azzardasse mai più a fare una cosa del genere.

Un approfondito studio tecnico sulle sue partite ha rilevato come Messi eviti di trotterellare come spesso fanno gli attaccanti, ma preferisca più semplicemente camminare, per poi bruciare tutto nelle sue micidiali accelerazioni palla al piede arrivando a toccare i 34 km/h. Questo gli permette una micidiale fatalità in zona gol. Peraltro ben controllata mercoledì scorso da Manolas, Fazio, Bruno Peres & C. Ma proprio per questo il divino potrebbe sentirsi abbastanza stizzito e quindi ancor più pericoloso. A Barcellona giustificano questa devozione totale e assoluta a Leo con uno slogan molto efficace: «Marca Messi, gana el Barça», fa gol Messi, vince il Barcellona. Hanno calcolato infatti che se Messi fa gol nell’86,7% dei casi il Barcellona vince. Una certezza. In questa stagione Messi ha già segnato 39 gol, in media con le sue stagioni precedenti. Con i suoi 29 gol in Liga è in testa alla Scarpa d’Oro insieme a Salah, il che dovrebbe dare senso e dimensione pure agli umilissimi 27 di Ciro Immobile. Il Barça comincia da Messi, sempre. E tra la Roma e il miracolo c’è questo signore che ti spaventa quando comincia a pulirsi le scarpe.

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