Abdulhamid, l’esordio che divide. È lite social tra romanisti e arabi
(IL MESSAGGERO) Nel calcio condizionato dal marketing, è normale che Saud Abdulhamid giochi in Serie A e sia l’alternativa o il titolare di una squadra che ambisca alla Champions; nel calcio degli esterni che hanno fatto la storia di questo sport e della Roma come Cafu e Maicon, un po’ meno.
I mezzi tecnici di Saud, cresciuto e affermatosi in Arabia Saudita, devono affinarsi con l’esperienza e, secondo l’ex Ceo Souloukou e l’attuale ds Ghisolfi, Trigoria è il posto giusto dove imparare. Qualche lezione gliel’ha data giovedì Gianluca Mancini, che lo ha fulminato con lo sguardo almeno un paio di volte quando l’esterno arabo ha sbagliato prima una copertura e poi una marcatura. Sta contribuendo alla sua evoluzione Juric, che domenica contro il Venezia, però, lo lascerà di nuovo in panchina.
Celik oggi tornerà ad allenarsi, nessun infortunio all’adduttore ma solo uno spavento. Per il momento il terzino arabo non è reputato un elemento pronto a sopperire alla mancanza di un titolare, nonostante i romanisti siano stati protagonisti da un’ovazione all’Olimpico quando il tecnico croato ha scelto di farlo entrare contro l’Athletic Bilbao. I più maligni parlano di applausi ironici, quasi fosse la mascotte della squadra.