Gasperini come Ottavio Bianchi
ROMAPATICO di Franco Bovaio – Le voci che si rincorrono su Gasperini come prossimo allenatore della Roma e il malcontento che suscitano in una parte della tifoseria ricordano molto quanto accade in questo stesso periodo dell’anno nel 1990, quando sulla panchina della Roma sedeva l’amato Gigi Radice e si cominciò a parlare di Ottavio Bianchi come suo successore per la stagione seguente.
Con Radice la Roma stava giocando il campionato del Flaminio e il mister, che amavo e amo ancora molto pure io, aveva creato una squadra compatta, nella quale tutti lottavano per raggiungere la qualificazione all’allora Coppa UEFA della stagione seguente. Bianchi, dal canto suo, aveva vinto lo scudetto a Napoli ed era rimasto fermo un anno per la volontà del suo presidente Ferlaino di non lasciarlo libero di andare subito alla Roma di Dino Viola, che si era convinto che era lui l’uomo giusto per riportarla ai vertici del calcio italiano dopo qualche stagione anonima e quella del Flaminio, che tanto aveva pesato sul bilancio societario. A quei tempi, infatti, le entrate erano soprattutto quelle del botteghino e rinunciare ai 65.000 dell’Olimpico (in ristrutturazione per i Mondiali del ’90) accontentandosi dei neanche 30.000 del Flaminio era una mazzata economica davvero terribile da sopportare.
La Roma del Flaminio, però, seppe far innamorare i tifosi, che identificarono (giustamente) in Radice il suo artefice, tanto che avrebbero voluto che la sua riconferma. Ma Viola si era già accordato con Bianchi e non poteva certo far saltare tutto, convinto dalla bravura del tecnico, che una parte dei tifosi accolse male fin da subito. Al punto di fargli un coro che ancora ricordiamo nel quale gli dicevano di aver rovinato la Roma, anche se sul campo non fu così, perché lui la condusse con piglio sicuro, tanto da portarla a vincere la Coppa Italia (l’ultima dell’era Viola) e alla doppia finale di Coppa UEFA contro l’Inter, conquistata con un cammino europeo entusiasmante e persa solo per colpa di un arbitraggio a senso unico nella gara di andata a Milano da parte del russo Spirin. Sul quale non aggiungiamo altro, anche se ci sarebbe molto da scrivere. Vi basti sapere che potremmo paragonarlo all’inglese Taylor della finale persa con il Siviglia in Europa League. Punto.
Nonostante ciò, però, a differenza di Radice, Bianchi non riuscì a creare la giusta empatia con l’ambiente romanista, anche per quel suo carattere un po’ chiuso e molto lombardo che lo differenziava dal suo predecessore in panchina, lombardo pure lui ma molto più aperto ed empatico. Quasi come Ranieri, diciamo, del quale, si dice, Gasperini potrebbe essere il successore. Se così sarà non vorremmo rivedere e risentire atteggiamenti preconcetti contro quest’ultimo come accadde nel ’90 con Bianchi, perché farebbero solo il male della Roma, il cui bene, invece, va messo sempre al di sopra di tutto.
Per aver vissuto quei tempi restiamo convinti, infatti, che senza quell’ostilità di una parte del pubblico la squadra di Ottavio Bianchi, che a gennaio dovette anche sopportare la scomparsa inattesa del presidente Viola, avrebbe potuto fare molto di più di quello che fece. Dunque che a rimetterci fu solo e solamente la Roma!