EMPOLI-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Altri tre punti in una di quelle gare “da vincere” che, storicamente, per la Roma tendono a trasformarsi in trappole.
Empoli con tante assenze, Roma reduce da un duro giovedì di coppa e con 9 nomi nuovi rispetto all’Athletic: tra questi, però, ci sono Hummels, Pellegrini, Paredes e Koné.
Proprio gli ultimi due dominano il campo in una partita subito messa in discesa: pochi secondi ed è già 0-1, per la seconda rete che vale tre puntoni di un finalmente utile Soulé.
Sono tutti bene in partita ma manca, colpevolmente, il colpo del KO: pali, traverse, colpi di testa imprecisi e piatti a lato.
Ranieri ha reso partecipe l’Intera squadra e innalzato le prestazioni di ognuno ma, comunque vada la stagione, bisognerà essere freddissimi nella scelta delle cessioni.
Ai due fischi preludio dell’intervallo, la sensazione è di preoccupazione: se non ho chiuso una gara così, posso solo rischiare di complicarmela.
L’allenatore giallorosso prosegue la corretta gestione del minutaggio col bilancino: dentro Angeliño e Rensch; fuori il sempre un po’ folcloristico Saud e Salah-Eddine, bene con l’assist in attacco, meno con un paio di disattenzione difensive.
A cavallo del 70’ tocca anche alla staffetta Shomurodov-Dovbyk. Sull’ucraino mi limito al giudizio della voce tecnica di DAZN, Alessandro Budel: “Me lo aspettavo più determinato”.
Ancora un goal sbagliato, stavolta proprio dal centravanti ucraino, prodromo al rischio di frittata.
Minuto ‘94: cross dalla trequarti e colpo di testa di Konaté, a centimetri dal pareggio. Sarebbe stato oltre la beffa ma rischi se non chiudi mai le partite.
I numeri impressionanti della Roma di Ranieri la vedono risalire ma al settimo posto: tra i danni fatti prima del ritorno di Sir Claudio va ricordata anche Roma-Empoli, con i giallorossi – rigori negati a parte – sconfitti e in enorme difficoltà. E, in panchina, non c’era Juric.
Due note finali: la prima sono i “complimenti” al Calcio italiano, che non ha trovato nemmeno il tempo di mettere una foto di Bruno Pizzul sui maxischermi degli stadi.
La seconda per l’allenatore dell’Empoli D’Aversa: in un mondo di maestri ed esaltati profeti del Nulla, ammette con candore che il pareggio finale non sarebbe stato meritato.