ATHLETIC-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – C’è tanto di storia della Roma nella cocente eliminazione dall’Europa League dei rimpianti.
Partiamo da Celik: per anni ci ha complicato le partite – Cremonese in Coppa Italia, Milan in Europa League, ancora Milan nella Coppa nazionale – senza mai avere un raffreddore; nel miglior momento di rendimento in tre stagioni, ecco l’infortunio muscolare.
Tanti ne salto ma cito Bonetti e Karsdorp, prima di Hummels: che, a differenza degli altri due, non ha neanche la scusa dell’essere – o esser stato – scarso.
Sciocchezza prima, ingenuità poi; molti replay lasciano il dubbio se sia addirittura fallo ma la vendetta è un piatto che va servito freddo: a Turpin, leggi Rosetti, il difensore tedesco gliel’ha concessa su un piatto d’argento.
Prima della gara ero certo di uscire; visti i primi 10’ mi ero invece convinto di passare. Peggio dell’esclusione di Hummels solo l’1-0 nel corso del terzo minuto di recupero, che indirizza definitivamente il match.
La Roma si era messa col 4-3-2: Baldanzi mezzala con anche buoni guizzi di alleggerimento, ma per tutto il primo tempo mi sono chiesto perché non sia entrato Koné al suo posto.
Dybala viene a difendere due o tre volte in area; Dovbyk quasi vola via dopo una spintarella sulla linea del fallo laterale. La sua partita è tutta lì: non ho capito i 6’ della ripresa prima di toglierlo, bruciandosi tra l’altro uno slot di sostituzioni.
I cambi al 51’ li ho visti fare a Spalletti e a Juric: non ricordo occasioni – forse una – dove il giocatore abulico del primo tempo abbia dato qualcosa nei minuti ulteriormente concessigli.
Sto parlando delle scelte di Ranieri di ieri sera? Si, che nulla tolgono a tutto quello che ha dato e darà ancora a una Roma presa a ridosso della zona-retrocessione.
2-0 inaccettabile perché arrivato su angolo, unico frangente in cui non dovresti subire l’inferiorità numerica.
Da difendere non c’è ora più nulla: dove sono Koné, Saelemaekers ed El Shaarawy?
Anziché il francese entra Pisilli, che purtroppo passa il tempo a scivolare; gli altri due sono chiamati in causa solo dopo il 3-0 e, nonostante ciò, portano la vivacità che ti regala un minuto di speranza.
Ranieri ha fatto miracoli e altri gliene chiediamo, per dare un senso a queste ultime dieci partite della stagione: a partire da Roma-Cagliari, gara dal coefficiente di difficoltà emotivo pari a una finale di Champions.
E i Friedkin? Chissà che fine ha fatto la lettera di protesta alla UEFA.
Mentre strapagano l’allenatore dell’Everton e provano a comprare i Celtics, nessuno li ha visti, nemmeno al San Mamés.
“Continuiamo così, facciamoci del male”, per dirla con uno dei personaggi di Nanni Moretti.