ROMA-NAPOLI. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Alla lettura della formazione, il pensiero è stato doppio: Ranieri guarda alla sfida in gara secca di Milano; il Mister manda un messaggio alla società visto il mercato di riparazione, che definiremo enigmatico.
Fatto sta che la formazione messa in campo, con tutti i limiti di alcuni singoli interpreti, tiene botta contro un avversario forte, che gioca una volta a settimana e che arriva da sette vittorie consecutive.
Un regalo per l’immancabile goal dell’ex: doppia incertezza Mancini (che in generale ha fatto benissimo su Lukaku) – Svilar e Roma sotto. Resta il rammarico di non essere riusciti a mantenere la parità fino al secondo tempo.
E qualche spunto ci sarebbe stato anche per non andare sotto all’intervallo: gli angoli nel finale, con Ndicka che esalta Meret; gli inserimenti di un generoso Pisilli, che ancora manca nell’ultima scelta più corretta; un tiro del “solito” Soulé – troppo innamorato del pallone – il quale, avesse servito El Shaarawy, lo avrebbe messe solo davanti al portiere (mai visto il replay di un’eventuale mano sul tiro dell’argentino).
Secondo tempo con la Roma che inizia, piano piano, a inserire i suoi calibri: ieri a disposizione la miglior panchina da diversi anni a questa parte.
Checché ne dica lo schiumante di rabbia Conte, la gara è sempre equilibrata: mai il Napoli prende il sopravvento; mai la Roma concede concretamente il fianco ai contropiede che potrebbero chiudere la gara.
Con Paredes si va molto più in verticale: il fatto di dover fare il regista pur non essendolo, espone Cristante al pubblico ludibrio. Per me resta sempre sbagliato fischiare un giocatore della Roma.
Da fischiare invece – e sonoramente – la prestazione del signor Fabbri, che ritroveremo mercoledì a San Siro come VAR: com’è possibile il Napoli torni a casa col solo giallo per simulazione a Politano?
Poi, fiscale sui centimetri quando si battevano punizioni nella propria area e due volte sulla linea di passaggio, dovendo così fermare il gioco: arbitro non determinante ma sicuramente irritante.
L’ingresso finale di Dybala è la scintilla decisiva per arrivare al bel goal del pareggio: lucido Soulé nel trovare il corridoio per Saelemaekers, così come lo è il belga nel crossare per Angelino, solo ma perfetto nella coordinazione che fa esplodere l’Olimpico.
Esultare per un pareggio: certo, anche perché va vissuto come propulsivo per il prosieguo della stagione, che ha un momento topico in mercoledì sera: serviranno ancora le alchimie di Sir Claudio per raggiungere una semifinale di Coppa Italia che manca da troppi anni.