PORTO-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Complicarsi una partita ben indirizzata verso il successo: una grande specialità della Casa Romanista.
Però, a posteriori, chissà: magari, uscendo col successo dal Do Dragão, non avremmo assistito allo sfogo anti-Sistema di Claudio Ranieri.
Il quale, pur con un contratto che lo vede dirigente tra quattro mesi, oggi fa l’allenatore: e, quindi, il doveroso J’accuse a Rosetti lo avremmo dovuto sentire da un proprietario (?) o da un dirigente (?).
Ancora una volta – come per l’amico (portoghese) che gli ha ricordato Rosetti è lo stesso che mandò Taylor a Budapest – abbiamo visto un uomo solo al comando ma non nella positiva concezione che accompagnava le gesta di Fausto Coppi.
Leggendo la formazione, subito sorprese: non ci sono i “vacanzieri” Hummels e Paredes ma Celik e Cristante.
Il turco sorprende, non facendo danni difensivamente e trovando una rete da attaccante rapace, che la Roma aspetta ancora senza particolari esiti da Dovbyk.
Cristante, invece, dopo una partita positiva, commette un’ingenuità da diciottenne e non da calciatore navigato quale è.
La Roma è ben messa ma continua a soffrire le ripartenze: già nel primo tempo, solito contropiede subìto da tuo calcio d’angolo; e nella ripresa – pur con la giustificazione di Ranieri, che si attendeva l’interruzione per fare il cambio – ecco la frittata dell’1-1.
Il Porto picchia e piange: urla su ogni normale contrasto ma non lesina entrate cattive, come quella che mette KO Dybala.
Perché l’argentino è fondamentale? Come esce – pur con un ottimo ingresso di Baldanzi – il Porto alza il baricentro di una ventina di metri, prendendo possesso del gioco.
Succedeva con Totti: bastava la sua presenza a tenere più bassa e preoccupata la squadra avversaria.
Secondo tempo, ci mette subito una pezza Svilar: perché El Shaaraawy insegue l’uomo dietro la linea difensiva, tenendolo così in gioco? Tornano in mente Celik e Rensch a San Siro: tutte cose da registrare.
Puoi segnare con Cristante ma ti pareggiano: resti però mentalmente in partita fino all’ingenuità del numero 4.
Avessimo un centravanti in grado di difender palla, far salire la squadra e guadagnare punizioni e minuti, non dovremmo passare gli ultimi 20’ con i 170 centimetri di Baldanzi a fare da numero 9.
Anche perché l’ingresso di Paredes non ha dato i frutti sperati, con un paio di palloni sanguinosi regalati agli avversari.
Errori fatti anche da Pisilli – che però può ancora giustificarsi con i vent’anni – bravo comunque nei minuti finali a farsi una bella sgroppata, guadagnando una rimessa laterale importante, in quel momento, come un rigore.
Si decide tutto a Roma giovedì prossimo e sarà interessante capire la reazione della UEFA dopo lo sfogo di Ranieri: l’unica certezza, l’Olimpico infuocato delle notti europee.
Ah, dimenticavo: la prossima volta che qualcuno vi parla dell’ambiente romano, ricordategli di come i tifosi del Porto hanno fischiato senza pietà alcuni dei propri giocatori.