STORIA DI IERI di Diego AngelinoESCLUSIVATOP

MILAN-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego Angelino – Il fatto di uscire era preventivabile; il farlo regalando i goal agli avversari, sinceramente, no.

Al di là del divario tecnico, acuito dal mercato di gennaio, la Roma ha fatto tutto ciò che poteva per rendere amarissima la serata ai suoi tifosi.

Non solo la doppietta dell’immancabile ex (speriamo almeno serva perché se lo comprino) ma pure la rete del neoarrivato (con assist dell’altro nuovo acquisto): 25 anni dopo, abbiamo rivisto José Mari.

Non c’è Mancini, gioca Celik. Solita storia: Hummels, nella sua peggior serata, va incontro a Theo Hernandez, con il turco (lo farà anche Rensch in occasione del 3-1) che resta un passo indietro e non fa scattare il fuorigioco.

Non è cambiato nulla rispetto a dicembre: il Milan di Fonseca ci colpisce in contropiede; il Milan di Conceicao fa lo stesso.

Intollerabile, tra le tante, l’8 contro 2 in occasione di un calcio d’angolo a favore della Roma. Interpreti? Modulo? Qualunque sia il problema, andrebbe affrontato e risolto.

Non ho capito Shomurodov dal 1′, considerando che Dovbyk era già subentrato col Napoli, così come non ho condiviso il cambio di Paredes all’intervallo.

Se Abraham fa il massimo per il Milan, lo stesso non si può dire di Saelemaekers per la Roma: esce, applaudendo, tra gli applausi di San Siro, non prima del minuto 80.

Dybala sottotono, certo: comunque tre conclusioni in porta, nel primo tempo, più assist per Shomurodov che impegna Maignan.

Fa più rumore una palla persa da Pisilli, che diverse verticalizzazioni, inserimenti andando vicino al goal e la palla per Angelino da cui scaturisce l’1-2 di Dovbyk.

Normale amministrazione se sei romano e tifoso: è stato fischiato Bruno Conti e qualcuno ha mugugnato pure per Totti; figuriamoci cosa si può dire o fare con un buona mezzala.

La riapri – perché pure il Milan qualche problema lo ha – ma poi non hai più la forza di fare nulla per arrivare al pareggio.

Bastano due ingressi rossoneri e torna la paura della trasferta e la mancanza della
“torta della nonna”, come profetizzato a suo tempo da Mourinho.

Eppure, nemmeno tre goal regalati avevano chiuso la partita: autogol di Reijnders ma Dovbyk, come spesso capita, è in fuorigioco; destro di Pellegrini – immancabilmente a giro – ben distante dalla porta.

L’amarezza si somma alla frustrazione: una competizione da giocare ad aprile avrebbe rappresentato perlomeno l’illusione di un successo in questa travagliata stagione.

Per non immalinconirci con tre mesi di “esaltante” rincorsa al settimo posto, non resta che provare ad andare avanti il più possibile in Europa League.

Ma l’impressione è che – comunque vada – sia tutto affidato al Caso, all’approssimazione, alla poca competenza e al molto disinteresse.

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