UDINESE-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – L’attendevamo, questa vittoria corsara, un po’ come aspettiamo il Natale quando a Roma fanno 40°.
È arrivata dopo un primo tempo non certo esaltante ma in cui i giallorossi qualcosina avevano creato, venendo però puniti alla prima, doppia disattenzione.
Si gioca ogni tre giorni e iniziano i problemi: bisogna scavare nella rosa per dare fiato anche ai migliori.
Ecco quindi Celik ancora centrale (vedremo se in campo anche con l’Eintracht, per far riposare Ndicka in vista del Napoli) e il lancio del giovane Rensch.
Positiva la partita dell’olandese ma bilancio sospeso: sia perché era la prima; sia perché, quando arrivano qui, visto il contesto di pochezza intorno sembrano tutti campioni.
Vicino al goal proprio Rensch; vicino al goal Pisilli; vicino al goal Ndicka; segna l’Udinese con Lucca.
Pellegrini commette un fallo ingenuo, poi scivola sugli sviluppi della punizione.
L’attaccante dell’Udinese – che piace alla Roma – è però incredibilmente solo in area e può battere senza problemi Svilar.
All’intervallo sono certo di tre sostituzioni: Pellegrini, Dovbyk e Baldanzi. Ranieri – per fortuna – sa il suo e si affida invece al partente (?) Shomurodov, che va a far coppia col centravanti ucraino.
Il cambio fa effetto: Pellegrini guadagna subito il rigore e lo trasforma; poi tocca al subentrato El Shaarawy sfruttare un lancio di esterno proprio di Shomurodov per il rigore dell’1-1 finale.
Ci sarebbero gli spazi per evitare – pur senza occasioni clamorose dell’Udinese – patemi finali; c’è il tempo pure per rivedere Cristante: finiti i difensori, rieccolo ancora una volta a fare il libero.
Si fermano Bologna, Juventus e Lazio ma l’aritmetica non si lascia impressionare: solo vincendo (tanto) si può davvero pensare di entrare in Europa passando dal campionato.
Ecco perché giovedì bisogna fare di tutto per restare aggrappati alla competizione continentale, non dimenticando la strada (ancor più difficile) della Coppa Italia.
Come tanti allenatori passati, il Ranieri della conferenza stampa di presentazione di novembre sembra il nipote di quello stremato al 90’ di Udinese-Roma.
Ma è il bello delle grandi piazze: servono spalle larghe – al Mister non difettano di certo – per resistere e andare avanti.