STORIA DI IERI di Diego AngelinoESCLUSIVATOP

ROMA-LAZIO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego Angelino – L’anno calcistico non poteva iniziare meglio: vincere interpretando perfettamente la stracittadina, lasciando agli altri lamentele su arbitro e frustrazione. 

La mossa a sorpresa è ovviamente quella di Pellegrini: Ranieri mastica calcio professionistico da cinquant’anni e capisce che è il suo momento. Il capitano in campo per vincere il derby: sulla carta un azzardo, come togliere Totti e De Rossi per trionfare in un altro famoso.

Subito Koné col destro, per far capire che la Roma c’è. Un (piccolo) spavento per un tiraccio di Marusic, poi segna la Roma. Saelemaekers, dal rientro londinese l’uomo in più della Roma, per Pellegrini.

La qualità della giocata ricorda i momenti migliori del capitano al terzo goal (uno di tacco, uno su punizione al “sette”) nei derby, tutti e tre vinti.

Si mette nel verso giusto: ora devi solo togliere campo all’avversario e ripartire, contro una squadra che vive esattamente di questo e che va valutata senza gli spazi concessi ai veloci calciatori che ha a disposizione.

Dovbyk fa la seconda e ultima cosa buona della sua serata: controllo non perfetto ma sufficiente a permettere a un Dybala splendido per tecnica e spirito da stracittadina – di partire. Ancora Saelemaekers, che prima va di punta alla calcetto, poi batte Provedel sul tap-in.

La ripresa è di sofferenza: da un lato voluta; dall’altro costretta sia dall’avversario che dai cambi a disposizione, che non aiutano la Roma a ripartire: perché non bisogna mai dimenticare quelle che sono le tante lacune della rosa giallorossa.

Gli ospiti tengono il pallino e crossano molto: Ndicka, Hummels e Mancini si esaltano nelle varie chiusure di testa, piede, in scivolata o alla disperata.

Hummels, già: fa semplicemente un altro sport rispetto a tanti altri. Difende e si concede corroboranti – per l’ambiente tutto – discese palla al piede: sembra correre poco; arriva sempre per primo sul pallone.

Migliora anche chi gli sta intorno, come sanno fare i campioni: Mancini è su Zaccagni fastidioso come una zanzara, senza mai commettere falli eclatanti; Ndicka mette due pezze che sono quasi due goal. Poi c’è Svilar, che arriva sempre dove deve arrivare e, se non c’è lui, c’è Tchaouna che scivola e manda sulla traversa superiore un goal fatto.

Ancora su Hummels: giustamente si arrabbia per la vigliaccata di Castellanos, a occhio rapidamente pentitosi della tacchettata assestata sulla coscia del campione del mondo tedesco. Senza quel colpo basso, non ci sarebbe stata rissa alcuna.

Altro protagonista più di lamentele e colpi proibiti che di spunti tecnici è Guendouzi: con Dybala ancora vincitore, alla parte romanista della città va più che bene così.

Sangue argentino che sgorga anche nelle vene di chi ben conosce i Boca-River, come Paredes: ragiona e fa regia quando serve; randella senza freni quando è il momento di serrare i ranghi. 

Dicono sia bella l’atmosfera del derby, tra attesa e sfottò. Per me nulla di più falso: il derby è bello solo se lo vinci. 

Buona Epifania!

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