RASSEGNA STAMPA

Mourinho: “Ho sbagliato a non lasciare la Roma dopo Budapest”

 Lo Special One José Mourinho ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Questo un estratto delle sue parole.

José, quando ti sei sentito pienamente realizzato come allenatore?

Mai. Voglio vincere la prossima partita e sentirmi realizzato per un paio di giorni”.

Tu che parli portoghese (ovvio), italiano, spagnolo, inglese e francese e che hai indicato a tanti colleghi la strada della comunicazione intelligente, hai accettato di sfidare una delle lingue e delle realtà calcistiche più complesse d’Europa. Spiegami perché l’hai fatto.

“Perché amo il calcio e amo il mio lavoro. Non mi va di aspettare e ancora aspettare l’opportunità ideale, il posto perfetto, e ancor meno di prendermi un anno sabbatico. So che a tanti piace, o almeno così ce la raccontano. Ho detto sì a un club che mi ha voluto tanto e me l’ha dimostrato fin dal primo giorno”.

Il principe dei comunicatori risulta però dimezzato dal turco e dalla traduzione del suo inglese. A proposito, quanto ti infastidisce l’etichetta di grande comunicatore che prevale spesso su quella di grande allenatore?

“Un grande comunicatore non vince tutti i titoli più importanti del calcio”.

Si chiude un anno particolare per te: quali le cose da buttare e quali salvi?

“A livello personale scelgo il matrimonio di mia figlia, è stato un momento magnifico e sono felicissimo per loro… L’uscita dalla Roma è stata dura, però non butto nemmeno quella”.

Alleni da un quarto di secolo, vent’anni fa vincesti la prima Champions. Quanto sei cambiato da allora e dove credi di essere migliorato?

“Sono cresciuto a tutti i livelli. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo, lavoro per migliorare continuamente. E non è una frase fatta”. (…)

Qual è stata la tua partita perfetta e perché?

“Uhi, difficile rispondere… Porto-Lazio 4-1, semifinale Uefa 2002-2003? Loro hanno segnato dopo 50 secondi e in seguito non hanno più toccato palla. Inter-Bayern 2-0, dopo un minuto si sapeva già chi avrebbe vinto. Manchester-Tottenham 1-6, e avrebbero potuto essere 7, 8, 9. È altrettanto complicato non trovare una partita perfetta nei miei Chelsea che hanno mangiato la Premier”.

E quale il rimpianto?

Se parliamo di partite, tanti perché quando perdi pensi sempre che avresti potuto fare diversamente, e di partite ne ho perse parecchie. Se invece ti riferisci alle scelte professionali, il no a Florentino. Mi disse ‘Mou, non andare via adesso, il difficile l’hai fatto e viene il bello’… Sapevo che sarebbe stato così, però volevo tornare al Chelsea dopo tre anni in Spagna di grandi lotte… E dopo Budapest. Non per il casino combinato da Taylor, ma per il fatto di non essermene andato subito. Avrei dovuto lasciare la Roma, non l’ho fatto e ho sbagliato”. (…)

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