La Roma, due vite
(IL ROMANISTA, Cagnucci) Per forza è come se fossimo tutti ancora là in attesa di notizie di Edoardo Bove, pure se poi quelle arrivate in serata il fiato te lo hanno ridato. Lì ancora in cerchio come fecero i giocatori danesi che sembravano angeli, ma erano di più, uomini, a proteggere Eriksen e a pregare pure da laici che quel ragazzo nostro potesse raccontare ai nipoti quel gol al Leverkusen. Edoardo Bove ci ha portato a Budapest, mano per la mano con Mourinho e poi ha fatto un’altra cosa che vi ricorderemo letteralmente in finale.
Visto che vita e giornalismo ti impongono la presentazione di Roma-Atalanta, una cosa: non ci sarà un calciatore in campo che non giocherà pensando al suo ex compagno. Tecnicamente, si dovrebbe chiamare condizionamento. Preferisco chiamarla umanità. Perché il calcio ce l’ha. E la Roma, che oggi è la più toccata, ci campa o ci dovrebbe campare. (…)