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VERONA-ROMA 3-2. I “Migliori e peggiori” di Franco Bovaio

La Roma di quest’anno è un incubo. Non vince in trasferta da aprile e a Verona perde perché commette degli errori difensivi da codice penale. Ma anche per quel gol del 2-1 di Magnani che è assolutamente da annullare (ma che viene concesso da Pairetto che al VAR non ne indovina una) e perché Juric ci mette del suo, ripresentando in campo dall’inizio giocatori che dovrebbero sempre partire dalla panchina perché non ne hanno più. E con i cambi peggiora anche le cose.

I MIGLIORI
Koné – Esce lui e la Roma naufraga, perché è l’unico che corre in un centrocampo di statici. La coppia con Le Fée funziona, ma nel momento caldo della partita Juric la trasferisce in panchina. Forse Koné non ne aveva più, perché si era spompato in mille corse e rincorse, ma Le Fée sembrava ancora in grado di continuare la partita.
Dovbyk – Gioca quasi per forza, reduce come è dall’influenza gastrointestinale degli ultimi giorni. Nonostante sia un po’ debilitato segna, offre un contributo importante alla manovra offensiva e quando esce, dove c’era lui, c’è il vuoto.
Le Fée – Non fa niente di eccezionale, ma con lui la palla corre e la manovra gira bene. Poi però viene tolto per far posto a Cristante…

I PEGGIORI
Pellegrini – Che senso ha la sua partita? Perché ripresentarlo dall’inizio quando si vede che non c’è? Perché lui e non Baldanzi in quel ruolo di trequartista che è il suo? Juric: perché sei tornato sulle scelte (giuste) che avevi fatto col Torino?
Zalewski – Ci fa prendere un altro gol dopo quello con l’Inter. Stavolta con un passaggio che già nelle scuole calcio ti dicono di non fare mai. È vero, fa anche l’assist a Soulé, affonda bene, ma l’erroraccio del primo gol è superiore a tutto.
Juric – Ma perché tornare sulle sue scelte per cambiarle? Perché quel Pellegrini in campo dall’inizio e poi Cristante e Paredes tutti insieme, sapendo che sono tre lenti a contatto, tanto è vero che appena il Verona accelera fa il 3-2? Sono solo alcuni dei tanti perché di un’annata disgraziata nella quale ce ne sono già troppi a cui rispondere.

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