CONFERENZA STAMPA. Ranieri: “Avevo smesso di allenare. Sarei tornato solo per la Roma ed il Cagliari”
Alle 13 è cominciata la conferenza stampa di Mister Ranieri, accompagnato da Ghisolfi. Grande attesa per le parole del nuovo allenatore giallorosso alla sua terza esperienza sulla panchina giallorossa. Queste le sue parole:
“Avevo smesso di allenare e devo dire, non lo dico perché ne ho bisogno, ma ho avuto più richieste in questi mesi che quando ho vinto con il Leicester e ho sempre detto di no. Ho detto che sarei tornato o per la Roma o per il Cagliari, ma ero convinto di andarmene per i fatti miei, di guardare il calcio da un altra parte. Il fato ha voluto che fossi tornato a casa, evidentemente, ho iniziato alla Roma da calciatore e finirò da dirigente e calciatore”.
In un’intervista ha parlato di “Roma fredda e senza personalità”, esprimendo dubbi sull’esonero di De Rossi. Ne ha parlato coi Friedkin, hanno fatto tesoro di quegli errori per reimpostare un progetto di società?
“Sapete che io parlo in faccia ma devo essere sincero mi ha lasciato a bocca aperta per il bene che vuole a questa società, a questo club. Ha detto ‘io non posso girare il mondo e vedere la Roma in queste condizioni. Ho speso tanti soldi ma non sono riuscito, ne sono consapevole’. Ora tocca a me, con la mia esperienza, ma io lo ringrazio perché mi ha riportato alla casa madre. I tifosi sanno che se dico ‘A’, farò di tutto per fare ‘A'”
DOMANDA A GHISOLFI: Ha spinto lei per l’arrivo di Ranieri?
Ghisolfi: “È una decisione importante, e questo tipo di decisioni è sempre collettiva. In questo caso, è una decisione collettiva e, alla fine, è soprattutto una decisione del proprietario, la famiglia Friedkin”.
Ranieri: “Per chi è abituato a vedere le cose in modo piramidale, gli americani, con la famiglia Friedkin, le vedono invece in modo orizzontale, collegiale. Le decisioni che verranno prese saranno condivise e approvate da tutti. Stiamo tutti lavorando per portare la Roma dove merita, dove deve stare, dove i nostri tifosi sognano di vederla”.
Come giocherà la sua Roma?
“Credo che ormai non ci sia più un sistema base, ormai tutti gli allenatori cercano di portare modifiche durante la partita per sorprendere l’avversario. Dire ‘giocherò così’ non sarebbe corretto per voi e per i nostri tifosi, non è questione di modulo ma di giocatori, di sputare sangue sul campo, di non mollare mai neanche quando le cose andranno male. Mi sento di dire ai nostri tifosi ‘stateci vicino, soprattutto ora’. Giocare in casa con lo stadio che fischia è la cosa peggiore che possa succedere. La squadra ci metteva tutto, aveva impegno, correvano molto ma a vuote tante volte, può essere sfortuna? La fortuna alla fine deve girare. Qui siamo tutti una famiglia: società, tifosi, squadra, allenatore, magazzinieri. Il mio primo discorso l’ho fatto a tutti i miei collaboratori: mi devono aiutare perché non ho tempo di fare errori, iniziamo e ci sono 3 partite una più bella dell’altra. E voglio che i tifosi vadano via orgogliosi della propria squadra, che magari le cose sono andate male ma ci hanno provato fino all’ultimo”
Ci spiega meglio il suo ruolo da dirigente? Cosa le hanno chiesto i Friedkin?
“L’obiettivo specifico è cercare di fare il massimo. Oltre al contratto, ho dei premi legati al raggiungimento di tutti gli obiettivi possibili. Quando ero a Lecce, avevo incluso anche la vittoria del campionato. Pensate un po’, una squadra che si doveva salvare. Ho messo tutti gli obiettivi possibili perché non mi voglio precludere niente. So che ci sono delle difficoltà, ma io sono una persona positiva. Non mi concentro su ciò che è andato male o su ciò che non è successo. Sono sempre positivo, fino in fondo. Finché non posso dire: ‘Ho dato tutto me stesso’. Ero così anche da giocatore: sapevo che potevo giocare bene o male, ma l’importante era dare tutto in campo. Perché ci sono persone che fanno sacrifici enormi, come quei tifosi che ho incontrato tornando da Cagliari. Erano tre tifosi che venivano dal Belgio, per seguire la squadra. Ho pensato, Ma che viaggio avete fatto? Sono venuti a Cagliari e poi sono tornati a Roma. Mi hanno detto che era più economico così, ma sono davvero sacrifici enormi. Noi, quando scendiamo in campo, dobbiamo ricordarci anche di questo. Per quanto riguarda il contorno, come ha spiegato, io sono una persona vicina alla famiglia Friedkin, lavoriamo insieme per fare tutto nel miglior modo possibile. Parleremo, decideremo, cercheremo di sbagliare il meno possibile, perché ricordatevi che solo chi fa, sbaglia. C’è un bellissimo detto a Firenze che recita che è più facile criticare che fare. Noi faremo, e saremo criticati, ma cercheremo sempre di fare le cose nel verso giusto. Questo è ciò che mi è stato chiesto. Il Presidente vuole una squadra e una società seria, una società di persone che lavorano. Ha fatto molti cambiamenti e, vedendo Trigoria, non la riconoscevo più. Stanno facendo cose molto belle, diciamocelo. La squadra è la cosa più importante, è il nostro biglietto da visita. Roma è conosciuta in tutto il mondo e il Presidente vuole che sia conosciuta bene anche per il calcio. Questo è ciò che mi ha chiesto”.
Nelle intenzioni c’è la volontà di riportare a casa anche Totti?
“Io non sono chiuso a niente ma la cosa principale ora è riportare la squadra in alto. Poi si parlerà con Francesco, vediamo quello che ci può dare. Questo non significa che Totti tornerà, altrimenti facciamo che ho detto ‘bella gatta da pelare’, quando invece è stata la giornalista, io ho solo detto ‘eh altrimenti mica mi chiamavano se fossero primi in classifica’.”
DOMANDA PER GHISOLFI. Ha ricevuto richieste dal Mister per il mercato?
Ranieri: “No, perché prima fatemi conoscere. La Roma ha preso tanti giovani di valore ma vanno inseriti in una squadra compatta. Poi se c’è l’opportunità, e ci sarà sicuramente, sono sicuro che mi accontenteranno”.
Ghisolfi: “Confermo quello che ha detto, adesso è arrivato, ha avuto modo di conoscere, toccare con mano, e poi si parlerà del resto”
Ranieri: “Non è che un giocatore giochi contro un allenatore, ci sono allenatori che riescono a trovare le chiavi d’entrata di ogni singolo giocatore e questo dà il 120%. Ci sono giocatori e allenatori che non riescono a trovare un feeling e magari ti dà l’80% ma alla Roma questo non basta, i giocatori devono dare il 120%, altrimenti si va fuori dal campo. Ho letto critiche per giocatori importanti ma correvano come matti, forse male, ma si impegnavano. E non possiamo permetterci di fischiare nessuno, fatelo a fine partita, vengo io sotto la curva e mi fischiate. Loro devono caricare il pubblico per come giocano e s’impegnano però non ci fischiate”
Il suo legame con De Rossi: l’ha sentito in questi giorni?
“Ci siamo sentiti e ci sentiremo in questi giorni perché Daniele oltre ad esser stato un mio giocatore è una grande persona. Non è facile per nessuno cambiare due allenatori, mi auguro di riportare tutti nella giusta direzione”
Si è chiesto cosa sia successo alla Roma?
“Se vado a vedere quello che è successo ieri non raccapezzo più niente. È arrivata una nuova persona, un nuovo allenatore, gli è stata data carta bianca e io devo fare il massimo con questi giocatori. Per cui non mi interessa a me quello che è successo prima. Io devo vedere quello che mi succede da oggi in poi. Da oggi in poi io sono il responsabile”
Ci promette che non vedremo più Angelino difensore centrale? Invece Soulé e Dybala possono giocare assieme?
“Lo prometto. Credo che tutti possano giocare insieme, la squadra è composta da equilibri ma questo non mi sento di prometterlo perché se poi non lo sento, non farò qualcosa che non sento”
I Friedkin hanno capito quali errori sono stati fatti? Mancano figure al suo fianco?
“Io voglio stare sempre solo, perché per me è importante lo spogliatoio. Io meno gente vedo, meglio è. Io capisco che in Italia la figura di un Presidente ci deve stare. È questo quello che io ho detto al Presidente. Purtroppo in Italia il Presidente deve farsi… E invece, se ci fate caso, tutte le proprietà straniere parlano pochissimo. Per gli errori del presidente? Se mi ha chiamato si è reso conto. Lui mi ha detto, io voglio questo, io voglio portare la Roma ad alti livelli. Per questo ho chiamato lei. Che mi deve dire una persona di più? Si sarà reso conto. Io che ho bisogno? Io una volta che ho i giocatori di che ho bisogno? Io non ho bisogno di niente. Cioè, a voi servono perché più persone ci stanno, più notizie riuscite a spillargli. E io vi capisco, ragazzi, io vi capisco. Perché non è facile riempire tutti i giorni le pagine. Non è facile. Avete tutta la mia stima, vi giuro. Poi vi odierò quando scrivete delle cazzate, però… Però avete la mia stima perché non è facile, non è facile.
DOMANDA PER GHISOLFI. Per la programmazione è centrale questa stagione oppure si guarda al futuro?
Ranieri: “No è centrale questa stagione, è super centrale. Ho sempre detto di voler fare, scegliere, decidere e non parlare di soldi o con procuratori. Io sono un allenatore”
Ghisolfi: “Esattamente come ha detto, rientra come parte centrale di un progetto. Si tratta di due fasi: ora come mister e poi come parte del comparto dirigenziale”
Cosa ha chiesto alla squadra?
“Voglio il massimo da voi, mi dovete dare tutto, tutto perché non è possibile vedere la Roma in questa situazione. Però voglio che voi portiate gioia, qui si viene a lavorare seriamente ma con il sorriso.Noi siamo delle persone super fortunate perché ci siamo scelti il mestiere. Ci sono milioni di persone che non ce l’hanno innanzitutto e che neanche se lo possono scegliere. E allora noi, proprio per queste persone che non hanno la nostra fortuna, dobbiamo venire qua con un sorriso largo e dare tutto nel campo. Lavorare con serenità, con rabbia, con determinazione perché solo così si ottengono i risultati. Ed essere ambiziosi. Gli ho detto ragazzi, ve lo risentirete dire perché quando arriveranno tutti parlerò a tutti”.
Ha pensato al ritorno di De Rossi, anche per il futuro?
“Adesso mi è stata affidata la panchina e penso a questo. Non voglio illudere nessuno, faccio questo lavoro e poi vediamo”.
Gestione Dybala e sulla questione fisica?
“Il caso Dybala. Dico, Presidente, io faccio come mi pare, è chiaro questo? Io non voglio sapere se ha clausole o non ha clausole. C’è stata una volta, un presidente mi ha detto, se gioca questo giocatore, lei va a casa. Io gli ho detto, perché lo voleva fuori dalla rosa. Ha giocato e me ne sono andato a casa. Ma io allo specchio mi guardo, per cui la prima cosa che gli ho detto, gli ho detto, ma il fatto Dybala? Gli ho raccontato questo fatto. No, no, ragazzi, voi mi vedete sempre col sorriso, col coso, io mi incazzo, sapete quando mi incazzo parlo romano, mando per aria ai tavoli, nello sfoglio. Cioè, è un conto quello che vedete, è un conto che io ai miei Presidenti parlo in faccia. Poi dopo sono tutte rose e fiori, perché poi dopo devo venire davanti a lui. Sul fattore fisico, quello l’affronterò con il ragazzo. Dybala si vede che è di un’altra categoria, si vede che quando Dybala va bene, fa la differenza. Allora parlerò con il ragazzo. Magari potesse giocare sempre, ma non potrà. Io ancora devo parlare con lui. Gli ho fatto i complimenti. Per cui lui avrà la mia massima considerazione. Certo, poi io starò lì a decidere quanto può giocare. Per me io lo farei giocare 90 minuti tutte le partite. Le potrà fare? Ho dei dubbi. Però se ce la fa, io non lo levo”
Com’è avvenuta la sua chiamata?
“Floran mi ha chiamato lunedì mattina e mi ha detto Claudio vorrei parlare con te, è venuto a casa mia e poi dopo mi ha chiamato e mi ha detto che il presidente ci aspetta a Londra, partiamo e in quattro e quattro abbiamo fatto il volo per andare solo. È stato deciso così, allenatore, dirigente, persona vicina al presidente, a Floran per cercare di fare tutti insieme il meglio per la Roma”.
Hummels?
“Mi sono andato a vedere un po’ di partite: ho visto la finale con Real Madrid, quella con il Paris Saint-Germain dove ha segnato. Ma perché non deve giocare questo ragazzo? Vediamo. Vediamo, pure lui ha una certa età. Io scelgo chi mi fa vincere, al di là del sistema e del costo. Poi posso sbagliare perché l’allenatore bravo è quello che sbaglia di meno”.