VOCE DEI TIFOSI

LAZIO-ROMA 0-3, TRENT’ANNI FA IL DERBY PIU’ BELLO DEGLI ANNI ‘90

La partita perfetta per sovvertire i pronostici che davano la Lazio di Zeman strafavorita, un Giannini sontuoso, l’abbraccio tra i calciatori e la Sud per celebrare una vittoria che mancava da oltre quattro anni

(LA POSTA DEI TIFOSI – Valerio Acri) Quel 27 novembre 1994 eravamo felici e lo sapevamo, ci rendevamo perfettamente conto quanto rumore facesse la gioia di quella Domenica pomeriggio, al termine di un derby stravinto e dominato contro ogni pronostico della vigilia. Quel Lazio-Roma 0-3 di trent’anni fa fu qualcosa di speciale, una di quelle vittorie nelle stracittadine che ancora oggi occupa un posto tra le prime file delle nostre memorie più belle e merita di essere ricordato come tale.

È così per quella generazione di romanisti che all’epoca erano giovanissimi e ahiloro si erano persi i meravigliosi Anni Ottanta, quando i derby non si giocavano oppure erano testacoda tra Campioni d’Italia e neopromossi, ma anche per quella generazione che invece li aveva vissuti e faticava tremendamente ad abituarsi alla presenza ormai fissa della Lazio nel massimo campionato dopo averla vista nella serie cadetta fino a un passo dal baratro della Serie C.

In quei primi Anni Novanta la loro ascesa ci aveva preso alla sprovvista come un contropiede micidiale, mentre eravamo ancora alla ricerca di un nuovo inizio dopo la morte di Dino Viola e il biennio sciagurato di Ciarrapico. Quel 1994-95 era la prima stagione con Franco Sensi solo al comando (l’anno precedente era subentrato insieme a Mezzaroma) che ci regalò una campagna-acquisti di tutto rispetto, tra le migliori in assoluto della sua presidenza dopo quella vincente del 2000-01.  C’erano da riscattare due campionati nei quali la Lazio, dopo quasi un ventennio, ci aveva distanziato in classifica ed era tornata a giocare in Europa mentre noi ne eravamo fuori e anche vincere un derby, da quando loro erano risaliti in Serie A, era diventato maledettamente complicato dal momento che l’unico successo rimaneva quello del Flaminio firmato da Rudi Voeller.

Loro arrivarono al derby da secondi in classifica, con quattro punti in più e una spacconaggine insolita anche perché, in un sondaggio lanciato da un noto quotidiano nazionale nella settimana precedente al match, i calciatori laziali avevano stravinto il confronto con il nostro undici titolare, e il 4-3-3 di Zeman (al primo anno sulla loro panchina) veniva celebrato come avanguardia calcistica rispetto alle marcature a uomo di Carletto Mazzone.

All’ingresso in campo delle squadre, la Curva Sud seppe volare più in alto di tutto questo con una coreografia che fu lo sfoggio minimalista di una supremazia eterna: la scritta “C’è solo l’A.S. Roma” sormontata dalla gigantografia del nostro stemma abbracciava idealmente anche tutti i romanisti sintonizzati su Rai 3 che trasmise la diretta regionale della partita per ragioni di ordine pubblico, nel primo anno delle pay-tv.

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Al fischio d’inizio i presunti favoriti partono all’assalto conquistando un calcio d’angolo dopo appena un minuto ma è solo un’illusione perché sul capovolgimento di fronte Daniel Fonseca (il colpo dell’estate che Sensi ha strappato alla concorrenza di Inter e Juve) pennella un cross mancino in area di rigore per la zuccata precisa di Abel Balbo che sbuca in mezzo a tre laziali e schiaccia in rete infilando Marchegiani sotto la Sud facendola esplodere. Mazzone predica calma e ha ragione perché manca ancora tutta la partita, bisogna ricomporsi e affidarsi a un figlio di Roma, capitano e bandiera come Giuseppe Giannini che da regista puro disputa quella Domenica novembrina una delle sue migliori partite in maglia giallorossa. È lui il padrone del centrocampo, riducendo a comparsa gli antagonisti laziali, dettando passaggi, mettendosi a servizio dei compagni, trasmettendo loro tutta la voglia di smentire gli oroscopi infausti e tornare a vincere un derby dopo oltre quattro anni. Quando al 25’ Moriero triangola con Balbo, s’invola sulla destra e serve dal fondo rasoterra all’accorrente Cappioli un comodo pallone per lo 0-2 in Curva Sud è il delirio.

Avanti di due goal, siamo pronti a resistere all’urto della loro reazione ma anche dopo l’intervallo in campo continua a esserci solo la Roma, proprio come aveva profetizzato la Sud con la sua coreografia. Le linee biancocelesti traballano paurosamente e al minuto 52 Giannini si ritrova libero di scodellare da sinistra un assist dolcissimo per la testa di Fonseca sul quale c’è scritto “basta spingere”, come su quello di Bruno Conti per Paolo Rossi in Italia-Polonia al Mundial ’82, ed è il terzo sigillo. “Incontenibile la gioia dei tifosi della Roma”, esclama Gianni Cerqueti telecronista per Rai3 mentre le immagini della regìa indugiano giustamente sul settore giallorosso dell’Olimpico.

La Nord invece inizia a svuotarsi poco dopo, quando Paolo Negro si fa espellere per un fallaccio di frustrazione su Carboni e mentre abbandona il campo non può sapere che il suo derby peggiore deve ancora venire. A metà della ripresa il massacro calcistico è ormai compiuto e una Curva Sud maestosamente guidata dal Commando Ultrà può liberare il suo tripudio intonando a squarciagola “La società de li magnaccioni” e accompagnando con gli olè il giro-palla dei nostri calciatori vanamente rincorsi dai loro opponenti biancocelesti.

In realtà ci sarebbe spazio per mettere a referto anche il quarto goal perché una stoccata al volo di Balbo fa picchiare il pallone sotto la traversa e il rimbalzo è nettamente oltre la linea bianca, ma all’epoca il Var era solamente un acronimo privo di senso e allora finisce con uno 0-3 che più perentorio non poteva essere, il punteggio perfetto nel primo derby della storia a valere tre punti.

Al fischio finale Giuseppe Giannini guida la squadra sotto la Curva Sud per immergersi in un “amplesso calcistico” tra tifosi e giocatori, parole testuali del Principe che così parlò alcuni anni dopo per descrivere quei lunghi minuti di amore. Un bagno di folla al quale prese parte anche il diciottenne Francesco Totti, quel giorno rimasto in panchina per tutti i novanta minuti. All’epoca erano consentite due sole sostituzioni e Mazzone non trovò il modo di farlo entrare in campo, sapendo in fondo che quel giovanotto avrebbe in futuro vissuto da protagonista molti altri derby vittoriosi.

Valerio Acri

STAGIONE 1994-95 – XI GIORNATA
Roma, Stadio Olimpico – 27 novembre 1994

LAZIO-ROMA 0-3  (2’pt Balbo, 25’pt Cappioli, 6’st Fonseca)
LAZIO Marchegiani, Negro, Favalli (10’st Cravero), Di Matteo, Bergodi, Chamot, Rambaudi, Fuser, Boksic (11’pt Casiraghi), Winter, Signori. All. Zeman
ROMA  Cervone, Aldair (37’st Benedetti), Lanna, Piacentini, Petruzzi, Carboni, Moriero (25’st Annoni), Cappioli, Balbo, Giannini, Fonseca. All.Mazzone

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