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Qualcuno tiri lo sciacquone

La disfatta di Firenze rappresenta senza dubbio un punto di non ritorno in una stagione iniziata in farsa e che rischia di finire in tragedia (sempre sportivamente parlando s’intende).
Il tecnico chiamato a Trigoria “per alzare trofei” è sicuramente candidato a scrivere il suo nome nella storia giallorossa, ma di certo non tra le pagine da tramandare ai posteri.

L’uomo sbagliato al posto sbagliato, non ce ne voglia Ivan Juric, capace di vedere straordinari progressi in un gruppo in caduta libera per poi accusarlo di non avere attributi, esattamente quelli che avrebbero dovuto imporre a lui stesso di rassegnare le dimissioni dopo quanto accaduto ieri al Franchi. Un gesto non solo doveroso nei confronti dei tifosi ma l’unico in grado, eventualmente, di ridargli autorevolezza nei confronti di una squadra evidentemente non in grado di riconoscere la sua guida.

Ma come spesso accade nel momento in cui il delirio raggiunge le vette più alte sopraggiunge un momento di lucidità, nello specifico quando il croato al termine dell’incontro ha dato l’esatto valore al lavoro effettuato negli ultimi 40 giorni. Una rappresentazione colorita ma aderente alla realtà a cui non può non seguire il doveroso scarico. Nel giorno del tutti giù dalla torre sentiamo però di doverci stringere intorno alla nostra Roma. Le facce viste ieri erano fin troppo eloquenti riguardo lo stato emotivo dei giocatori. In poco più di due mesi di campionato si sono già alternati due allenatori, agli antipodi, partendo da un progetto tattico (il 4-3-3) per finire all’opposto (3-5-2), passando per tutto quello che sta nel mezzo (4-2-3-1 e 3-4-2-1) con interpreti prima messi alla porta e in un secondo tempo richiamati, mentre altri sono stati presi senza alcuna logica.

Le uniche prestazioni credibili di questo disgraziato inizio di stagione sono state quella di Genova, l’ultima di Daniele De Rossi, e la settimana dopo contro l’Udinese quando il suo successore era ancora alle presentazioni, a cui hanno fatto seguito prove modeste sotto l’aspetto tecnico e tattico prima del crollo definitivo di fronte ai gigliati. Urgono decisioni improrogabili in quanto calendario e classifica parlano chiaro, la settimana appena iniziata non è quella dei processi ma della compattezza per il raggiungimento dell’obiettivo: contro Torino e Verona è vietato sbagliare.

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