Mazzone vive sui social grazie al nipote: «Le lacrime al telefono di Baggio, i messaggi di Eros e Venditti. Al cimitero arrivano anche dal Giappone»
(CORRIERE.IT) I grandi artisti non muoiono mai, perché le loro opere sopravvivono alla morte. E non è in fondo così anche per i calciatori? I gol di Maradona e di Pelè sono come quadri di Picasso. E gli allenatori? Solo alcuni di loro riescono davvero a resistere nella memoria della gente. Uno di questi è Carlo Mazzone: a Brescia gli ultimi ricordi felici sono associati al triennio nel quale guidò una squadra magica. Carletto è però un patrimonio nazionale, per i suoi giocatori è stato un padre e per tanti giovani tifoso un saggio. Per Alessio Lancianese, 26 anni, figlio di Sabrina Mazzone (la famiglia, ad Ascoli, gestisce l’azienda agricola Tenuta Ca’ Pia), è stato un nonno. Amatissimo. Grazie all’idea di aprire un profilo social a lui dedicato (133 mila follower su Instagram, tanti quanti il Brescia…) , il mito di Carletto rivive ogni giorno.
Quando ci fu l’intuizione?
«Quando nonno compì 80 anni, molti si chiedevano che fine avesse fatto: lui, come Baggio, è sempre stato riservato. Ma all’epoca stava bene. Così ho aperto un profilo io: volevo fare da tramite e costruirgli un regalo speciale».
Quale?
«Tramite la sua agendina, custodita da nonna, sono riuscito a contattare tanti suoi ex calciatori e ho confezionato un video con i loro messaggi. Lo fece piangere tanto».
Una lacrima è scesa pure a voi rivedendo Baggio e Guardiola insieme?
«Ci siamo commossi, ci legano bellissimi ricordi. E Brescia è sempre casa: Edo Piovani per me è come uno zio».