ELFSBORG-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Gara di coppa; avversario sulla carta abbordabile; turnover massiccio; figuraccia. Abbiamo perso il conto delle partite di questo tipo vissute dalla Roma.
Il problema, in questo caso, è che siamo ben oltre le difficoltà tecniche: non può esistere una squadra senza una società solida e strutturata alle spalle.
Chi “rimprovera” i giocatori oggi? Chi ordina un ritiro? Chi minaccia riduzioni di vacanze e premi? Così si può solo andare alla deriva.
Concentriamoci però sul dettaglio, perché poi c’è sempre il campo: ed è deprimente ciò che si è visto, checché ne dica (immagino per comprensibile difesa del fortino) Juric.
Roma lenta, prevedibile e infilata sempre in contropiede. Svilar arriva dove può e oltre; come col Venezia, non si riesce a chiudere un primo tempo orribile almeno sullo 0-0.
Non me la sento nemmeno di prendermela col Baldanzi per il rigore: il centrocampista toscano è stato tra i meno peggio e ha avuto anche la potenziale occasione del pari 1′ dopo lo 0-1.
Al rientro dagli spogliatoi mi aspetto almeno 3 cambi: invece di nuovo nulla, fino al 65′, quando finalmente Juric prova a rimettere in piedi la partita.
Dopo un primo tempo diciamo rivedibile, Saud pareva avere trovato qualche spunto: ovviamente fuori lui e non Angelino, che ieri sera è apparso da subito in difficoltà sul terreno sintetico.
Sarà un caso ma 1′ dopo i cambi la Roma ha la prima vera occasione della partita con Pisilli, servito dal neoentrato El Shaarawy, a sua volta assistito da Dybala che aveva appena messo piede in campo.
Entra anche Pellegrini, che ha un impatto positivo: tiro di poco a lato e traversa che strozza l’esultanza del tifoso romanista che sarebbe comunque stata rabbiosa.
Non ricordo una partita della Roma – e forse non solo della Roma – in cui il la spalla tecnica della telecronaca – ieri Aldo Serena – si spazientisce per l’atteggiamento dei giocatori giallorossi, “protagonisti” di un giropalla sterile, con troppi ad attendere il pallone sui piedi stando spalle alla porta.
Facciamo esultare altri carneadi – da aggiungere alla nostra galleria degli horror – e torniamo a Roma più rabbuiati che mai: nel ventennale della terribile stagione dei 4 allenatori (5, con Ezio Sella in panchina a Madrid), vorremmo evitare di “celebrare” la nefasta ricorrenza.