CURVA SUD. Roma Ti Amo
ARCHIVIO LA ROMA 328 – Gennaio 2015 di Antonio BONGI – Negli anni 81-82-83 ne abbiamo avute di soddisfazioni ma c’era mancato qualcosa. Il derby è il derby e non ha bisogno di presentazioni ma quest’ultimo aveva in sé qualcosa in più, un pizzico di nostalgia, un po’ di rabbia da una parte, di certezza dall’altra, c’era insomma nell’aria quel sapore che è mancato per quasi quattro anni.
Da parte nostra ci siamo iniziati a muovere un mese e mezzo prima, la curva intera sarebbe diventata metà gialla e metà rossa, fino ad essere completamente gialla al momento dell’ingresso in campo dei campioni, momento in cui si sarebbero alzate sulla curva cinque lettere di quindici metri d’altezza a comporre quella che si definisce forse la frase più bella del mondo: TI AMO.
Sì noi l’amiamo e perché non scriverlo sulla curva? Ma per motivi… d’incendio, oltre che di forze dell’ordine.
A cinque giorni da Lazio-Roma noi eravamo senza niente, praticamente ormai dovevamo andare al derby contando solo sulla nostra voce, cioè come ad un qualunque Roma-Pisa. Mai! Soltanto la stoffa sarebbe sicuramente entrata allo stadio senza problemi e quindi si sarebbe potuto sfruttare il “Ti Amo”, farne un bandierone un po’ grandino, composto a mò di mosaico che ad un segnale si sarebbe scomposto nelle centinaia di pezzi che lo componevano.
Bene, al lavoro.
In ben 4 giorni e 4 notti siamo riusciti tra turni per dormire, pranzi a panini, cena a pizza e nottate a caffè a scrivere la parola “ultimo pezzo” alle ore 15 di sabato. Ma bisognava montarlo per vedere se tutti i calcoli erano giusti. C’erano un paio di imperfezioni, poco male, di nuovo al lavoro; erano le 19 mentre volavano barattoli di colla, striscie di adesivo, forbici spuntate e metri di giallo e rosso e mentre c’era chi rimaneva con i piedi incollati a terra per colpa della colla e chi chiedeva aiuto perché era rimasto annodato nel quasi chilometro e mezzo di amore giallorosso.
Ore 9 appuntamento alla stazione Termini, arriviamo allo stadio raggiunti dopo dieci minuti da un pulmino nel quale c’era tutto il materiale da battaglia (tamburi, bandiere, striscioni…), lo portiamo dentro si inizia di nuovo, bisogna montarlo, è enorme ma ci dicono che in campo non possiamo.
Siamo andati in curva e abbiamo ultimato il lavoro alle 14,05, mentre sentivamo parole dolcissime dalla Nord vedevamo la nostra magica Sud che senza scomporsi rispondeva applaudendo, come a dire “è inutile che vi scaldiate, non ci abbassiamo a rispondervi”.
Si è alzato uno striscione in Nord che sapeva tanto di invidia, parlava di odore… di tricolore…, al quale abbiamo risposto prima con un “campioni” urlato in 20 mila e poi uno striscione enorme “La nostra certezza è grande come la vostra illusione”.
Ore 14,25 diamo il segnale e la curva si copre nel tempo che serve per alzare tutto il “Ti Amo”… Un silenzio di tomba in tutto lo stadio, li abbiamo lasciati senza parole.
CI SONO I TIFOSI DI CALCIO E POI CI SONO I TIFOSI DELLA ROMA… Cit. Agostino Di Bartolomei