ROMA-ATHLETIC BILBAO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Se loro mettono dentro Nico Williams e tu qualcuno diciamo un po’ meno forte, ci può stare di venire beffati.
Le “nuove” competizioni europee lasciano comunque ampi margini di qualificazione: da ieri sera, quindi, cerchiamo di prendere il meglio.
Iniziamo da Dovbyk e Baldanzi: il centravanti ucraino sbaglia sì una rete in apertura ma poi trova il terzo goal consecutivo.
Crossa bene Angeliño ma l’azione la apre Dybala con un tunnel che scombina la difesa avversaria.
Dice che la Roma ha giocato peggio nella ripresa: chi è uscito all’intervallo per un (purtroppo consueto) problema fisico?
Dicevamo di Baldanzi, oggetto quasi misterioso nei primi sei mesi e oggi, invece, utilissimo alla causa sin dalle prime partite.
Attacca e difende, entra nella azioni: insomma, sta determinando. Non è e non sarà mai Dybala ma adesso vediamo un giocatore funzionale.
Veniamo alle note dolenti parlando di un altro trequartista, Soulé: l’occasione del 2-0 che non sfrutta fa parte del contesto negativo di questo suo inizio.
Dribbling superflui, sempre un tocco di troppo prima della giocata, avversari cercati più che evitati: siamo ancora lontani da ciò che serve.
Primo tempo più fisico della Roma, bene in pressione, veloce quando possibile vista l’attenta fase difensiva basca.
Seconda parte più di attenzione, anche perché si ricomincia con le sostituzioni non volute ma dettate da guai fisici.
Tocca rimpiangere Celik: chi lo avrebbe mai detto? L’ingresso di Saud rende ancora più evidente quanto tutti già sapevamo: meglio 20 milioni per il terzino Bellanova che 23 per il centrocampista Le Feé.
Pisilli non a suo agio da trequartista; Shomurodov pur volenteroso ma… disattenzione difensiva ed ecco un pareggio fastidioso.
Tutti i piazzati ospiti battuti sul secondo palo, così anche l’ultimo: Hermoso – che aveva fatto un’ottima gara – é rivedibile come sull’1-1 del Genoa; Cristante – che aveva fatto bene – non ha la forza di chiudere sul Paredes basco.
Rimpianti per il risultato; consapevolezza di una rosa più ampia ma con qualità che si riduce parecchio quando bisogna attingere a tutti gli effettivi.