JUVENTUS-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Un punto d’oro, per me del tutto inatteso, in una partita tra due squadre ancora alla ricerca di se stesse.
Poche emozioni (meglio); scelte “forti” di De Rossi: Cristante (ottimo) per Paredes; Pisilli dal 1’; Saelemaekers appena arrivato in campo; Dybala di nuovo in panchina. Mah.
A fronte di un’ottima compattezza – che permane anche quando Thiago Motta manda pian piano in campo la Juve A – permangono i problemi giallorossi.
I terzini: il “solito” Celik; Angeliño – al netto del tiro nel finale – si limita al minimo indispensabile, sbagliando un paio di falli laterali che fanno arrabbiare anche De Rossi e perdendo una palla che costringe al giallo Saelemakers.
Dovbyk: due falli guadagnati; poi, per il resto della gara, fa sembrare Gatti il Baresi della finale col Brasile.
Arrivano i cambi; ancora Zalewski preferito a El Shaarawy: perché? Konè si ambienta; basta Shomurodov a rendere meno predominante Gatti.
270’, due punti, un solo goal fatto: bottino piuttosto misero quella della Roma alla prima – insopportabile – sosta per le Nazionali.
Manca ancora un difensore centrale (ma arriva o resta Smalling?): poi i giallorossi avranno una rosa – al di là della valutazione sulla qualità – composta da due giocatori per ruolo.
Una sola eccezione, a queste coppie: Dybala, senza dubbio il giocatore più forte della squadra, è “quello in più”. Mah. Speriamo bene.