Juric parte bene, ma la curva fischia tutti
(LA REPUBBLICA) Un nuovo inizio, chissà se migliore dell’ultimo. Perché dietro c’è sempre una fine, che spesso fa male. Passerà, ma ora c’è da affrontare un altro, ennesimo, primo giorno. Ricominciamo. Un po’ a tentativi, cercando la serenità. Un inizio per Ivan Juric, un inizio per la società dopo la tragedia greca, un inizio per la squadra al terzo allenatore in otto mesi, un inizio per Pellegrini, mai un capitano era stato così fischiato a Roma, un inizio per i tifosi senza De Rossi, uno di loro in campo, quello che ce l’aveva fatta. Si riparte senza la magia collettiva che si respirava entrando all’Olimpico: manca la curva, mancano i cori, mancano gli applausi, manca l’affetto.
Ci sono i fischi assordanti per Cristante e per il capitano, così forti che Juric a fine primo tempo li aspetta nel tunnel per abbracciarli e ricordare loro che anche quelli spariranno, che arriveranno gli applausi e, magari non ora, ma presto, ci sarà un nuovo ennesimo inizio. Ci sono gli striscioni per De Rossi: “Non rispettate i nostri valori”, poco inquadrati dalle tv perché non è bello far vedere il vuoto. E c’è l’ingresso della curva dopo mezz’ora di partita con il repertorio che oscilla tra “tifiamo solo la maglia” e “avete rotto“, coro che si conclude in modo facilmente intuibile. Poi, però, tra una contestazione, un addio, un esonero, c’è la partita, che sembra un dettaglio, un fastidio, ma che fa classifica. (…)