ROMAPATICOTANTI AUGURI A...TOP

Quella volta che conobbi “Kawasaki”

ROMAPATICO di Franco Bovaio – Estate del 1978: il presidente Anzalone acquista Roberto Pruzzo e scatena un entusiasmo incredibile tra i tifosi. Mio padre, uno di loro, decide che è ora di fare l’abbonamento allo stadio per lui, per me e per suo fratello, mio zio. Io ho undici anni e le pratiche di rito prevedono che il papà debba portarmi alla sede della Roma, allora in Via del Circo Massimo, per farmi registrare tra gli abbonati della stagione 1978-79. Erano altri tempi rispetto ad oggi ed entravano tutti molto liberamente in quella sede per me storica, tanto che ancora oggi, quando passo lì davanti, sono sempre colto dall’emozione e dai ricordi di quelle giornate estive in cui ci andavo a rinnovare l’abbonamento. Che da allora in poi ho avuto per più di venti anni.

Ma torniamo a quel giorno del ’78. Entriamo in sede, io con grande emozione, mio padre pure, e saliamo le scale, perché per qualche motivo che non ricordo dovevamo andare al primo piano. E chi incontriamo mentre salivamo? Francesco Rocca, il primo dei tanti giocatori della Roma che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere nella mia vita, prima di semplice tifoso, poi di tifoso/addetto ai lavori, sempre di “romapatico”. Ci salutiamo, lui è gentile ed educato, come tutti i calciatori di quel periodo, che erano prima persone e poi divi. Due parole in fretta, un buffetto sulla guancia che mi dà e che non dimenticherò più e la felicità di un bambino che ha incontrato e conosciuto uno dei suoi idoli. Il rappresentante, insieme ad Agostino Di Bartolomei e Bruno Conti, di quella Roma dei romani, cresciuti nelle meravigliose giovanili giallorosse, alla quale Anzalone voleva dare vita non solo per motivi economici (tirare su i giovani e farli esordire in prima squadra fa sempre risparmiare soldi), ma anche (e forse nella sua testa di sognatore, soprattutto) per creare una squadra che avesse nelle vene l’attaccamento, il senso di appartenenza, la romanità che solo gente come Agostino, Bruno e “Kawasaki” potevano avere e spiegare agli altri cosa significasse.

È da stamattina, nel giorno del suo settantesimo compleanno, che sui social leggo con molto piacere pezzi su Francesco Rocca, dunque non sapevo se aggiungermi ad essi oppure no, ma il ricordo di quel giorno di 46 anni fa mi ha spinto a farlo. Perché un campione come lui, in campo e fuori, è merce rara da incontrare e conoscere.
Da romapatico a romanista vero, al quale sono da sempre molto affezionato, auguri “Kawasaki”. E grazie di tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *