Capello su Eriksson: “Un avversario, ma mai un nemico. Ciao grande signore”
(GAZZETTA DELLO SPORT, Fabio Capello) Avversari spesso, nemici mai. E sì che di battaglie uno contro l’altro ne abbiamo combattute parecchie, specialmente a Roma, quando i derby valevano gli scudetti. lo sulla panchina giallorossa, lui in quella della Lazio. Quando penso a Sven Goran Eriksson, però, davanti agli occhi non mi trovo mai un rivale. Anzi, il ricordo più bello di lui con il campo non c’entra nulla. Era estate e mi trovavo con mia moglie in vacanza in Portogallo, quando un giorno Sven mi invitò nella sua casa di Cascais. Un posto splendido, a 200 metri dall’oceano, con una vista straordinaria. Per una volta, passammo tutto il pomeriggio a parlare di altro che non fosse il calcio. La famiglia, il mare, le cose della vita. Fu un momento molto bello, che conservo ancora oggi. Poi certo, ci sono i ricordi delle tante sfide.
Sven aveva già fatto benissimo in patria al Goteborg e poi in Portogallo, al Benfica, prima di venire in Italia. È stato un grande anche come allenatore e non solo per le vittorie. La sua Sampdoria prima e la sua Lazio poi erano squadre forti e piacevoli da guardare. E in campo e fuori, lui mi ricordava Niels Liedholm, che conoscevo molto bene. Eriksson veniva dalla scuola del Barone, non solo per i concetti di calcio, ma per la signorilità nelle dichiarazioni, l’eleganza nei modi e l’educazione tipicamente svedese nei confronti di arbitri e avversari. Non ne potevi parlare male. E infatti, pur nella tensione di quegli anni, quando Roma e Lazio giocavano sempre per vincere, non ricordo una parola fuori posto, sua o contro di lui. Nemmeno le “famigerate” radio romane potevano far polemica su di un signore come Eriksson. Era davvero impossibile. (…)