CAGLIARI-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Dipende sempre dalle aspettative: se la mia squadra lascia fuori Dybala per “scelta tecnica”, lo 0-0 lo prendo quasi come un successo.
La quattordicesima stagione consecutiva americana, inizia come le precedenti 13: miglior giocatore in probabile uscita, ruoli mancanti, rosa incompleta.
De Rossi fa una brutta figura verbale, prima che calcistica: raccontarci che quella di Dybala è una scelta tecnica, non rende onore alla sua intelligenza.
Gioca Zalewski: potremmo ricordarne la prestazione per l’assist a Pellegrini, ipnotizzato però da Scuffet; ci resta invece impresso l’ imbarazzante lancio in rimessa dal fondo al minuto 37.
Me la posso prendere con Celik? L’emblema del “mercatino” denunciato da Mourinho è quello che i media di solito chiamano “bravo ragazzo”, perché non sanno come altro sottolinearne l’inadeguatezza tecnica.
Sui nuovi, aspettiamo: definire Dovbyk macchinoso è un eufemismo; un colpo di testa che poteva esser goal sul cioccolatino servitogli da Dybala.
A centrocampo, almeno per il momento, Le Fee non sembra poter innalzare di chissà quanto il livello del reparto.
Svilar c’è, quando serve: almeno ieri sera non è stato bombardato dalle consuete 15 occasioni che, di media, la Roma subisce da metà gennaio a questa parte.
A El Shaarawy e Abraham vengono concessi solo i 4’ finali: abbastanza perché il 92 vada al tiro e perché il 9 perda un paio di palloni sanguinosi.
Finisce con la stessa consapevolezza – rafforzata – che precedeva il fischio d’inizio: la Roma è incompleta e, senza Dybala, difficile pensare di migliorare il piazzamento delle ultime tre stagioni.