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Falcao: “La mia cara Roma: Da Ago a De Rossi”

(IL MESSAGGERO) Paulo Roberto Falcao ha già lanciato un appello via Instagram per il suo Brasile colpite da un devastante alluvione. L’occasione di una chiacchierata perlopiù calcistica con il Messaggero, gli regala possibilità di rilanciare il grido d’aiuto. L’intervista completa: (…)

Passare al calcio non è semplice. L’agevolo: la prima cosa della quale le farebbe piacere parlare?
“Agostino (Di Bartolomei, ndr). Nei giorni scorsi è stato l’anniversario dei 30 anni della sua morte. Per me è un ricordo sempre doloroso. Il nostro legame era così forte che tempo fa scrissi un libro “Storie di calcio” egli e dedicai un intero capitolo titolandolo “L’imperatore del centrocampo”. La prima volta che lo vidi, mi fece questa impressione. Con quel fare apparentemente scontroso, i capelli pettinati in avanti, somigliava a Caligola e nello spogliatoio in tanti iniziammo a chiamarlo così. Centrocampista tecnico, lancio lungo, intelligente in campo e fuori. Era un ragazzo molto serio, strappargli un sorriso non era facile ma sapeva anche scherzare. E poi, aveva una generosità fuori dal comune”.

Può raccontare qualche aneddoto?
“Quando arrivai mi fece un po’ da Cicerone. Io non conoscevo nulla di Roma e lui mi portò in giro a pranzo, per negozi, dimostrandosi sempre molto disponibile. Tanti anni fa incontrai in una festa la moglie e il figlio Luca. Mi sembra fosse la ricorrenza degli 80 anni della Roma, ma potrei sbagliare. Per me era un amico, non riesco ancora а саpacitarmi come possa essere accaduto. Con i ragazzi di quella Roma, anche se ci siamo persi inevitabilmente di vista, è capitato di riparlarne. Soprattutto con Bruno (Conti, ndr) e Righetti. Ho rivisto tempo fa anche Pruzzo e Turone in occasione di un docufilm sul famoso gol di Ramon annullato nell’1981 che ci privò dello scudetto. Quando penso a loro c’è sempre tanto affetto”.

Oggi è una Roma diversa rispetto alla sua. Ma la guida un ragazzo di 40 anni che lei dovrebbe conoscere bene.

“Sì, Daniele. Sono molto contento per lui. Ancora sorrido quando penso che proprio per gli 80 anni della Roma ci ritrovammo a giocare vicini in un’ esibizione. C’erano Totti, Cafu, Bruno, Pruzzo… Così prima del fischio d’inizio gli chiedo: “Come giochiamo?”. E lui, un po’ imbarazzato, mi risponde: “Me lo dica lei” (ride)». Fantastico!(…)

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