ROMA-JUVENTUS. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – 10 punti servivano per finire davanti all’Atalanta, 9 ne servono ora: nulla è cambiato se non la mancata pressione a un Bologna che, nelle ultime cinque, ha battuto solo la Roma.
Difesa nuova rispetto a giovedì e Baldanzi in attacco: mossa che, alla fine, produce ben più effetti di quelli ipotizzati da fuori. Il numero 35 entra nell’1-0 di Lukaku (goal numero 20 in stagione), guadagna le punizioni vicino al limite sprecate da Dybala, serve a Pellegrini il pallone del possibile 2-1.
La Roma inizia peggio, nonostante la traversa di un Kristensen molto vicino al goal anche nella ripresa e più a suo agio in fase offensiva. Dietro, infatti, si perde – con Llorente – l’inserimento di Bremer, che sfrutta il cross (Pellegrini si fa ingannare dalla finta) del miglior Chiesa della stagione.
1-1 e si va all’intervallo, con Zalewski e non El Shaarawy, a sostituire l’infortunato Dybala (pare solo affaticato), che ovviamente paga il surplus di fatiche ravvicinate richiestegli. L’esterno polacco ci mette più di dieci minuti a capire dove si trovi e non è un caso che quel frangente corrisponda a un ottimo momento della Juventus.
Palo di Chiesa, con azione nata però da una manata di Locatelli ad Angeliño: ci sarebbe stato il VAR? Chissà. Entrata di Weah: nel momento in cui fischi fallo, non puoi non comminare la seconda ammonizione. Come (troppo) spesso accade è l’allenatore a “espellere” il suo calciatore, facendo imbufalire ulteriormente l’Olimpico ma svegliando al contempo la Roma. Pellegrini inizia finalmente la sua partita, dopo un tiretto di piatto dal limite dell’area quando avrebbe dovuto fare la fotografia a Szczesny.
De Rossi cambia le punte, toglie proprio Pellegrini sul più bello e rischia di perderla prima di aver l’opportunità di vincerla. Locatelli prima, Kean poi (ancora male Kristensen): per fortuna Svilar vola e risolve le situazioni.
L’ultima palla è però romanista: bel recupero di un Bove negli ultimi tre mesi sempre troppo poco sfruttato; Azmoun indovina il filtrante; Abraham fa decisamente poco rispetto a quanto dovrebbe.
Finisce col fastidio di una decisione arbitrale rivedibile, il rimpianto di una vittoria che poteva starci, la certezza che la “finale” per la Champions si gioca domenica a Bergamo. Sempre se non avvengano miracoli giovedì alla BayArena.