ROMA-GENOA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Servivano i tre punti per chiudere una stagione che non potrà riservare ulteriori elementi negativi ma solo, eventualmente, positivi.
Una Roma esaurita nel fisico ma, per fortuna, non ancora del tutto nell’animo, gioca un primo tempo soporifero contro un Genoa da tempo in infradito e con alcuni tra i migliori che partono dalla panchina.
50′ per vedere un tiro (un passaggio) di Cristante nello specchio, dopo una prima frazione in cui tutte le conclusioni erano finite ben distanti dai pali di un inoperoso Martinez: in altri tempi chissà come avremmo sentito e letto.
Dybala è pronto dal minuto 54′: De Rossi aspetta l’ennesima giocata inadatta di Baldanzi (calcia centrando Lukaku) prima di togliere finalmente l’ex Empoli e mettere l’argentino.
Che è in condizioni precarie, modalità Roma-Torino della scorsa stagione: parte non calciando i piazzati; tira in porta con paura. Con lui in campo si inizia però finalmente a far sporcare la divisa al portiere avversario.
Prima ci prova Lukaku; poi Paredes con un tiro cross, sulla più bella giocata della serata di Dybala, un colpo di testa con cui riapre il gioco con semplicità disarmante.
La Roma preme ma arriva lo stop peggiore: rosso ingenuo per Paredes e giallorossi che devono vincersi la partita in 10 contro 11.
Non si può che pensare al peggio: basta guardare la classifica perché ognuno veda – se già non è perfettamente consapevole – quali lugubri presagi potrebbero materializzarsi.
Ci vuole qualità: quella messa da El Shaarawy, entrato in sostituzione di un Pellegrini non meno desolante di Baldanzi.
Cross da ala – Cristante con ampi gesti gli suggerisce di avanzare palla al piede – e stacco imperioso di Lukaku, al goal numero 21 – ventuno – in stagione.
Nella più classica delle tradizioni romaniste, nel mirino della critica – tra tanti imbarazzanti presenti in squadra – ci finiscono sempre i migliori, come il belga, probabilmente alla sua ultima in maglia giallorossa.
Serve, ancora una volta, una gran parata di Svilar su sinistro di Malinovski, per evitare di dover vincere a Empoli: cosa, per la Roma di oggi, assai complicata.
Nell’immediato: attendo gli eventi di mercoledì; mi perdonerete ma non riesco a tifare Atalanta, squadra che – allenatore in testa – rimanda al peggio di quella Juventus che abbiamo sempre combattuto.
Nel prossimo futuro: non mi rincuora il probabile triennale di De Rossi. Anche ieri l’allenatore ha ammesso un’ingenuità – era convinto di aver detto a un suo collaboratore di far scaldare El Shaarawy – che denota una comprensibile inesperienza.
Non mi rincuora, soprattutto, il sentir parlare di “Progetti”, piuttosto che “Giovani”. Perché anche in questo caso – basti vedere il City che ha preso il 2006 argentino Echeverri o il PSG con il 2005 brasiliano Moscardo – servono sempre e solo (tanti) soldi.