Quella sera che ha segnato generazioni di romanisti
(IL MESSAGGERO)C’è un “gioco” che i tifosi della Roma praticano nei momenti di pessimismo ed è quello di mettere in fila le grandi delusioni patite dalla Magica: lo scudetto gettato via contro il Lecce già retrocesso nell’86; il titolo sfumato contro la Samp nel 2010; la Coppa Italia persa nella finale contro la Lazio nel 2013; l’Europa League sfumata a Budapest l’anno scorso ai rigori contro il Siviglia. Drammi rispettabilissimi, per carità, ma nessuno regge il confronto con quello del 30 maggio 1984.
Quarant’anni fa allo stadio Olimpico la squadra costruita dall’ingegner Viola e dal barone Liedholm, incarnata dalla classe di Falcao, dai cross di Bruno Conti, dai gol di Pruzzo, dalle “bombe” di Di Bartolomei, giocò e perse ai rigori la finale della Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Erano temibili i colpi di testa di Rush, ma Roma era convinta che un destino così smaccatamente favorevole, tanto da far scegliere alla Uefa il Foro Italico per l’atto finale della manifestazione, non avrebbe potuto fare scherzi: la Magica sarebbe stata Campione d’Europa. Ma la porta sotto la Curva Sud, dove si tirarono i calci di rigore dopo l’1-1 dei 120 minuti divenne un’amara sliding door.