ROMA-LAZIO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Vittoria; goal del giocatore che gli avversari non sopportano, agevolato dalla marcatura sbagliata della “bandiera”; prese in giro che lasciano il segno. Semplicemente, il derby perfetto.
La Roma è in formazione tipo, con Angeliño – tra i migliori – al posto di Spinazzola; l’avversario invece appare ancora a metà tra ciò che è stato e ciò che vorrebbe l’attuale allenatore.
I giallorossi arrivano sempre per primi, nei contrasti e sulle seconde palle: pur con occasioni potenziali più che nette, gli uomini di De Rossi gestiscono modi e tempi della partita.
Il derby gira dopo 6′: Mancini serve male Paredes, permettendo ad Isaksen di dare un ottimo pallone a Immobile, in area. Fortunatamente, l’attaccante concittadino dell’arbitro Guida ha da tempo intrapreso il viale del tramonto e il suo destro termina a lato.
Sembra debba uscire Mancini, dopo aver messo in angolo una conclusione di Vecino: anche scegliere chi dovrebbe entrare non è semplice, visto che Huijsen non è in lista UEFA, a differenza di Smalling.
Il centrale toscano resta però in campo e si prende la scena: goal di testa decisivo, tentativo di tiro alto poco dopo, chiusure difensive e presenza nei momenti “caldi” della scorbutica ripresa, quando agli avversari – Guendouzi e Pedro su tutti – iniziano a saltare i nervi.
Benissimo Llorente, che contiene quel poco di attacco biancoceleste che crea pericoli; Celik, coi limiti consueti in fase offensiva, offre comunque una prestazione di sostanza, come quella di Paredes.
Sottotono, a proposito di centrocampo, sia Cristante che Pellegrini, comunque preziosi nel momento di far legna per portare a casa il risultato. Molto positivo – dopo qualche tempo – l’ingresso di Bove, che aveva avuto anche il merito di lanciare una ripartenza sprecata da Celik.
Continua il momento no di Lukaku, che non può ascrivere nemmeno l’assist per El Shaaarawy – al solito generoso – al suo personale tabellino: il palo impedisce infatti all’attaccante italiano di replicare il goal di poche settimane fa con l’Inter.
Goal che ho sperato, fino all’ultimo, trovasse proprio Lukaku o il rientrante Abraham: sarebbe stata la risposta migliore ai consueti, deprecabili ululati razzisti rivolti loro dalla curva avversaria.
Non sarà il Dybala più scintillante – rientrava dal 1′ dopo l’infortunio che ne aveva ridotto al minimo l’utilizzo a Lecce – ma è comunque efficace: assist al bacio per il goal vittoria, lotta e voglia di farsi rispettare nella ripresa.
Il finale è pura goliardia ma fa sempre notizia parlare della Roma: ecco quindi che scattano puntualissime “inchieste” fondate sul nulla: c’è sempre bisogno di Dirigenza e Comunicazione per affrontare queste cose e difendere la Roma.
Intanto pare esserci l’allenatore, che seppur acerbo ha trovato la disponibilità della squadra – ormai assente con Mourinho – e continua a badare al sodo: ieri solo, giusti, cambi conservativi, che speriamo abbiano anche infastidito i “giochisti” da tastiera e televisivi.
La prestazione di Guida non inficia per fortuna il risultato: tra le tante, cito solo il fatto che Kamada torni a casa senza essere gravato dal cartellino giallo.
Domenica di (estrema) goduria ma limitata alla supremazia cittadina. Da domani si pensa al Milan: quella sì, che è una partita importante.