ROMA-SASSUOLO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Vittoria di sofferenza, determinata da una grande giocata di un singolo e senza perder tempo con gli orpelli del “bel giuoco”: di gran lunga il tipo di successo che preferisco.
Aouar al posto di Dybala: algerino in difficoltà, da ogni punto di vista, anche nel non rendersi conto che la Roma deve effettuare la (consueta) sostituzione dell’infortunato Spinazzola e gioca invece un pallone che dovrebbe uscire.
Va anche detto che ad aumentarne le difficoltà, dalla sua parte, si trova a dialogare con “palla indietro” Karsdorp: uno di quelli che, con i ringraziamenti per una coppa vinta, va però inserito in un contesto di profondo rinnovamento della rosa.
Primo tempo con le emozioni che giungono solo da due colpi di testa, a lato di poco, di Lukaku: il Sassuolo sta bene in campo e non concede spazi.
I giallorossi sono lenti nel giro palla e mancano, senza Dybala, del giocatore che sappia saltare l’uomo: un problema, questo, che non si risolve cambiando gli allenatori ma comprando calciatori di livello.
Nel tentativo di attaccare, la Roma lascia diversi uno contro uno agli ospiti: fortunatamente c’è un sontuoso Gianluca Mancini, che non si fa intimorire ogni volta che è puntato a campo aperto da un clientaccio come Laurienté.
L’altro centrale è Llorente, che se la cava – anche con le cattive – con Pinamonti, uno di quei giocatori cui la Roma ha permesso una carriera in A concedendogli, troppo spesso, di entrare nel tabellino dei marcatori.
Quando al difensore spagnolo capita, invece, di dover anticipare Mulattieri rischiando un clamoroso autogoal, trova il salvifico tacco di un reattivo Svilar a evitare la beffa. Bravo e fortunato, il numero 1 giallorosso: combinazione fondamentale.
Si nota un po’ di stanchezze in chi tira sempre la carretta, come Cristante: prestazione comunque sempre di sostanza, la sua, soprattutto quando il pallone comincia a scottare.
Veniamo a Pellegrini, direi ufficialmente tornato quello del primo anno di Mourinho: sei goal da quando c’è De Rossi, prestazioni finalmente libere dai problemi fisici che lo hanno limitato fino allo scorso dicembre.
50 goal con la Roma (51, aveva segnato anche nella gara di Coppa Italia con lo Spezia, persa a tavolino), da centrocampista, a 28 anni ancora da compiere, sono un bottino di assoluto rispetto.
Dalla panchina vengono fuori bene Baldanzi e Azmoun: il primo si muove bene, seppur rimanga leggerino anche nelle conclusioni; il secondo lotta, guadagna punizioni e fa respirare la squadra nei minuti finali.
Sono contrario, anzi contrarissimo alla “sosta per le Nazionali”: in questo caso però, visti anche gli infortuni di Dybala e Spinazzola, potrebbe avere una volta tanto un senso.