ROMA-FEYENOORD. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La verità? Ci credevo poco. Ma già dal giorno del sorteggio: anche con il re di coppa Mourinho, mi sembrava di sfidare i grandi numeri: “Come fa la Roma a fare 4 su 4?”. E invece…
Invece i giallorossi vincono ai rigori una partita che forse meritavano già di chiudere – se non nei 90’ regolamentari – nei 120’.
Sebbene l’ultimo destro di Lukaku, spinto in angolo coi polpastrelli da Wellenrwuter, non facesse che avvalorare il mio pessimismo.
Pronti, via e gollonzo preso: al netto della doverosa euforia per il successo, sono certo che De Rossi abbia già analizzato a fondo le modalità di quello che poteva essere un colpo da ko.
Karsdorp regala palla e va a fare un pressing senza senso: fascia sguarnita, rinvio maldestro di El Shaarawy e 0-1 (che per me resta dubbio).
In Europa non ci sono in lista Kristensen e Huijsen ma una soluzione per la corsia di destra va trovata: spostare il redivivo Spinazzola, mettere Bove, azzardare Celik…
Per fortuna ci pensa Pellegrini a rimettere in parità la gara, con un grandissimo goal: nell’incisività del capitano siamo ormai prossimi ai livelli del 2021-2022.
Nel mentre, Svilar aveva già fatto capire di essere in serata, respingendo il tiro di Wiefer, presentatosi a tu per tu con l’ormai numero 1 romanista.
Infilate centrali: un pericolo che si ripete spesso nella “nuova” Roma e che è tra le problematiche principali cui mettere mano.
Gira bene Paredes, finalmente utile regista nonché freddo nel realizzare il primo rigore della serie.
Non vanno, invece, Lukaku e Dybala, di cui resta negli occhi uno splendido stop: ma sono i giocatori più forti della rosa e bene fa De Rossi a non privarsene mai.
Entrano in modo positivo anche i cambi, su tutti Ndicka: Zalewski sbaglia sempre qualche scelta ogni volta che ha spazio sulla fascia ma mette poi il punto sulla serata con l’ultimo rigore realizzato.
L’immagine di copertina non può che essere dedicata a Mile Svilar: i penalty parati – fondamentale, psicologicamente, quello che segue l’errore di Lukaku – sono la ciliegina su un periodo di grazia.
Non è stata alla fine determinante ma la prova dell’arbitro Gil Manzano è stata scandalosa: gestione di falli e cartellini, nonché rigore netto su El Shaarawy negato, le principali criticità.
Saranno col Brighton, gli ottavi, squadra che ama specchiarsi nell’estetica del suo allenatore: un punto debole che De Rossi dovrà pragmaticamente sfruttare.